Consulente del lavoro, revisore ufficiale dei conti, giornalista pubblicista, e dal 2014 imprenditore agricolo.
Esperto in: organizzazione del lavoro, analisi di processi e flussi aziendali, rapporti sindacali, flessibilità del lavoro, riorganizzazioni e ristrutturazioni aziendali, motivazione, progettazione di new business e creazione posti di lavoro a livello internazionale. Con alle spalle oltre 200 corsi come docente o testimonial in convegni in merito alla gestione e amministrazione del personale, nel 2013, al culmine di una fortunata carriera, lascia tutto per aprire nel Monferrato alessandrino la società agricola San Martino.
Perché un imprenditore di successo nel settore della consulenza e formazione professionale, che avrebbe potuto proseguire una brillante carriera e vita metropolitana (Milano) lascia tutto per iniziare una attività del tutto nuova e così diversa? Non sembrerebbe che la sua decisione possa essere stata dettata da insoddisfazione… No, infatti, non è stata esattamente una insoddisfazione a motivarmi, ma io credo che si debba morire da vivi e non si può morire di routine e io mi sono trovato nella posizione di rischiare la routine. A causa dello scarso interessamento delle banche a cui mi ero rivolto per dar vita ad un progetto di prestigio internazionale sulla formazione di nuovi imprenditori, mi sono reso conto che davanti a me si prospettava uno scenario privo di stimoli, senza la possibilità di sviluppare attività di ricerca per creare reali opportunità di crescita per giovani imprenditori. Semplicemente mi sono rifiutato di accettare questa prospettiva e il 23 gennaio 2013 ho venduto la mia azienda, leader di mercato, ad un fondo di investimenti in modo da consentire ai validi manager che vi operavano, di proseguire l’attività.
Ho letto che la scelta del Monferrato alessandrino per creare questo straordinario nuovo business non è casuale, che era già entrato in contatto con questo territorio tanti anni fa quando era alla ricerca di una casa di campagna da sistemare. L’idea di farne qualcosa di più che una dimora per il relax quando le è arrivata? E’ iniziato tutto nel 1992, ho acquistato nei pressi di Quargnento una tipica costruzione agricola con 21 ettari di terreno, che ho ristrutturato inizialmente come seconda casa, ma poi come capita sempre, nel tempo si entra in rapporto con il territorio, il paesaggio, e soprattutto le persone. In particolare ho conosciuto un agricoltore che rigenera i rifiuti, sia agricoli che urbani, con il sistema della fermentazione anaerobica, cioè in assenza di ossigeno, per produrre biogas. Questo argomento ha suscitato un mio forte interesse e ho deciso di occuparmene professionalmente. Poco alla volta mi sono fatto una cultura sul miglior modo ecologico per smaltire i rifiuti agricoli senza inquinare, anzi, contribuendo alla rigenerazione della flora batterica del terreno in modo assolutamente naturale. Così dopo aver venduto a gennaio la mia società, ad aprile mi ero già trasferito a Quargnento rilevando due impianti di fermentazione anaerobica.
Spiegare la sua nuova impresa (Società Agricola San Martino) non è facile, sarebbe semplicistico affermare che all’età di 70 anni, lei ha deciso di fare l’agricoltore. In realtà il suo progetto mi appare molto articolato, complesso e profondamente culturale, che coinvolge un intero territorio e che mi pare di capire che, step by step, interesserà molti settori di impresa. Riesce brevemente a riassumerlo? La mia è un’azienda ad economia circolare, che significa che gli scarti di un tipo di lavorazione diventano la materia prima per la realizzazione di un’altra attività, eliminando così anche al massimo gli sprechi. Il fulcro delle attività si basa sulla localizzazione, cioè sulla massima valorizzazione delle ricchezza di questo angolo di alessandrino, di questa chicca che è il Monferrato, affrontandolo con una visione internazionale.
Immagino che per “guardare avanti” lei si stia circondando di giovani appassionati di allevamento, agricoltura, ambiente… Ci spiega come è organizzata la struttura, quante persone operano e in quali ambiti? Esattamente, sono proprio i giovani che ho coinvolto nel progetto. Li ho cercati tra quelli che hanno lo spirito per fare gli imprenditori, giovani che hanno un sogno legato a questo territorio e che ce la mettono tutta per realizzarlo. Facendo così spero di moltiplicare anche le opportunità di lavoro, perché per muovere il lavoro, non basta offrire un posto, è necessario formare gli imprenditori che a loro volta offriranno lavoro ad altri. Al momento le aziende che ho creato sono 3 con una quindicina di dipendenti, ma intorno a questo progetto gravitano già una trentina di giovani imprenditori, ognuno con un sogno diverso da portare avanti, uniti tutti nello stesso obiettivo che è quello di stimolare investimenti economici sul territorio attraverso una attenta politica di marketing del territorio e organizzazione commerciale.
Come sta reagendo al suo progetto la realtà Pubblica? Amministrazioni locali, Provincia, associazioni varie sul territorio… Gli amministratori pubblici sono attenti e mi stanno dando anche ospitalità per le riunioni. Sto pensando di organizzare un convegno per far conoscere il progetto in dettaglio sia agli enti pubblici che agli imprenditori locali. Ovviamente le amministrazioni locali hanno scarsi strumenti e scarse risorse per sostenere maggiormente questo progetto, sarebbe necessario un cambio di passo, un salto culturale, una maggiore consapevolezza e fiducia nelle potenzialità di questo bellissimo territorio. Non dispero, piano piano…
Una ultima domanda: so che è un appassionato d’arte e un conoscitore in particolare del movimento futurista. Quale è la relazione tra queste due sue passioni? Hanno dei punti di contatto? Ovviamente ci sono punti di contatto. Mi sono formato ed educato al senso del bello, non solo le opere d’arte ci arricchiscono di bellezza, anche le aziende possono essere opere d’arte piene di bellezza, quando sono attente all’ambiente, fatte di passione, di ricerca, di intelligenze. Amo il movimento futurista perché lo considero l’ultimo vero movimento culturale esistito. Come dicevano i futuristi “abbattere per costruire, distruggere per creare”
Quando si parla di talenti in fuga si pensa sempre agli scienziati, ai ricercatori che trovano in altre nazioni la possibilità di esprimere al meglio il loro sapere. Una categoria poco citata è quella dei cuochi, spesso nomadi più per scelta che per necessità, che hanno colto una opportunità di lavoro e trovato in Paesi …
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Conversazione con Umberto Signorini
Consulente del lavoro, revisore ufficiale dei conti, giornalista pubblicista, e dal 2014 imprenditore agricolo.
Esperto in: organizzazione del lavoro, analisi di processi e flussi aziendali, rapporti sindacali, flessibilità del lavoro, riorganizzazioni e ristrutturazioni aziendali, motivazione, progettazione di new business e creazione posti di lavoro a livello internazionale. Con alle spalle oltre 200 corsi come docente o testimonial in convegni in merito alla gestione e amministrazione del personale, nel 2013, al culmine di una fortunata carriera, lascia tutto per aprire nel Monferrato alessandrino la società agricola San Martino.
Perché un imprenditore di successo nel settore della consulenza e formazione professionale, che avrebbe potuto proseguire una brillante carriera e vita metropolitana (Milano) lascia tutto per iniziare una attività del tutto nuova e così diversa? Non sembrerebbe che la sua decisione possa essere stata dettata da insoddisfazione…
No, infatti, non è stata esattamente una insoddisfazione a motivarmi, ma io credo che si debba morire da vivi e non si può morire di routine e io mi sono trovato nella posizione di rischiare la routine. A causa dello scarso interessamento delle banche a cui mi ero rivolto per dar vita ad un progetto di prestigio internazionale sulla formazione di nuovi imprenditori, mi sono reso conto che davanti a me si prospettava uno scenario privo di stimoli, senza la possibilità di sviluppare attività di ricerca per creare reali opportunità di crescita per giovani imprenditori.
Semplicemente mi sono rifiutato di accettare questa prospettiva e il 23 gennaio 2013 ho venduto la mia azienda, leader di mercato, ad un fondo di investimenti in modo da consentire ai validi manager che vi operavano, di proseguire l’attività.
Ho letto che la scelta del Monferrato alessandrino per creare questo straordinario nuovo business non è casuale, che era già entrato in contatto con questo territorio tanti anni fa quando era alla ricerca di una casa di campagna da sistemare. L’idea di farne qualcosa di più che una dimora per il relax quando le è arrivata?
E’ iniziato tutto nel 1992, ho acquistato nei pressi di Quargnento una tipica costruzione agricola con 21 ettari di terreno, che ho ristrutturato inizialmente come seconda casa, ma poi come capita sempre, nel tempo si entra in rapporto con il territorio, il paesaggio, e soprattutto le persone. In particolare ho conosciuto un agricoltore che rigenera i rifiuti, sia agricoli che urbani, con il sistema della fermentazione anaerobica, cioè in assenza di ossigeno, per produrre biogas.
Questo argomento ha suscitato un mio forte interesse e ho deciso di occuparmene professionalmente. Poco alla volta mi sono fatto una cultura sul miglior modo ecologico per smaltire i rifiuti agricoli senza inquinare, anzi, contribuendo alla rigenerazione della flora batterica del terreno in modo assolutamente naturale. Così dopo aver venduto a gennaio la mia società, ad aprile mi ero già trasferito a Quargnento rilevando due impianti di fermentazione anaerobica.
Spiegare la sua nuova impresa (Società Agricola San Martino) non è facile, sarebbe semplicistico affermare che all’età di 70 anni, lei ha deciso di fare l’agricoltore. In realtà il suo progetto mi appare molto articolato, complesso e profondamente culturale, che coinvolge un intero territorio e che mi pare di capire che, step by step, interesserà molti settori di impresa.
Riesce brevemente a riassumerlo?
La mia è un’azienda ad economia circolare, che significa che gli scarti di un tipo di lavorazione diventano la materia prima per la realizzazione di un’altra attività, eliminando così anche al massimo gli sprechi. Il fulcro delle attività si basa sulla localizzazione, cioè sulla massima valorizzazione delle ricchezza di questo angolo di alessandrino, di questa chicca che è il Monferrato, affrontandolo con una visione internazionale.
Immagino che per “guardare avanti” lei si stia circondando di giovani appassionati di allevamento, agricoltura, ambiente…
Ci spiega come è organizzata la struttura, quante persone operano e in quali ambiti?
Esattamente, sono proprio i giovani che ho coinvolto nel progetto. Li ho cercati tra quelli che hanno lo spirito per fare gli imprenditori, giovani che hanno un sogno legato a questo territorio e che ce la mettono tutta per realizzarlo. Facendo così spero di moltiplicare anche le opportunità di lavoro, perché per muovere il lavoro, non basta offrire un posto, è necessario formare gli imprenditori che a loro volta offriranno lavoro ad altri. Al momento le aziende che ho creato sono 3 con una quindicina di dipendenti, ma intorno a questo progetto gravitano già una trentina di giovani imprenditori, ognuno con un sogno diverso da portare avanti, uniti tutti nello stesso obiettivo che è quello di stimolare investimenti economici sul territorio attraverso una attenta politica di marketing del territorio e organizzazione commerciale.
Come sta reagendo al suo progetto la realtà Pubblica? Amministrazioni locali, Provincia, associazioni varie sul territorio…
Gli amministratori pubblici sono attenti e mi stanno dando anche ospitalità per le riunioni. Sto pensando di organizzare un convegno per far conoscere il progetto in dettaglio sia agli enti pubblici che agli imprenditori locali. Ovviamente le amministrazioni locali hanno scarsi strumenti e scarse risorse per sostenere maggiormente questo progetto, sarebbe necessario un cambio di passo, un salto culturale, una maggiore consapevolezza e fiducia nelle potenzialità di questo bellissimo territorio. Non dispero, piano piano…
Una ultima domanda: so che è un appassionato d’arte e un conoscitore in particolare del movimento futurista. Quale è la relazione tra queste due sue passioni? Hanno dei punti di contatto?
Ovviamente ci sono punti di contatto. Mi sono formato ed educato al senso del bello, non solo le opere d’arte ci arricchiscono di bellezza, anche le aziende possono essere opere d’arte piene di bellezza, quando sono attente all’ambiente, fatte di passione, di ricerca, di intelligenze.
Amo il movimento futurista perché lo considero l’ultimo vero movimento culturale esistito. Come dicevano i futuristi “abbattere per costruire, distruggere per creare”
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