Quando hai pensato di aprire un tuo blog e perché?
Ho aperto il mio blog di cucina e racconti alla fine del 2008, quasi per caso, grazie ad un’amica che mi ha mandato un link che bastava seguire per realizzare una pagina web (per me che, difficile a credersi, non sono affatto pratica con queste cose): ho iniziato mettendo una ricetta di famiglia a me molto cara, e un racconto legato alla mia infanzia. Scattavo le foto con una minuscola macchina fotografica compatta rosa metallizzato, ed ero innamorata di questo cucinare e dire e fare.
Da lì una, due, cento, ora quasi mille ricette, e racconti, e storie e avventure, legate alla mia cucina e alla mia macchina fotografica, che nel frattempo, piano piano, un passo dopo l’altro, è cresciuta anche lei..
Quali sono gli argomenti che prediligi e cosa cerchi di trasmettere alle tue assidue followers ?
Per quanto riguarda la mia esperienza, la cucina è legata essenzialmente a due temi: il ricordo (il blog si chiama “Vaniglia, storie di cucina” proprio perché ad ogni ricetta a mio parere è legata una storia), e il territorio. È meraviglioso infatti, attraverso la ricerca che nasce dal blog stesso, indagare il rapporto strettissimo che c’è tra il cibo e i luoghi, e il cibo e la storia, rapporto che abbraccia quindi anche la cultura, anch’essa connessa a sua volta a luoghi e biodisponibilità degli ingredienti, e poi al modo, nel tempo, in cui la povertà o ricchezza delle singole cucine poteva trasformare i cibi a disposizione.
Tu dedichi una grande cura anche alla qualità fotografica, pensi che questo aspetto costituisca uno dei motivi di successo del tuo blog?
Sì, decisamente. O meglio questo avviene su di me quando guardo o seguo siti altrui.
D’altronde è anche vero che il cibo si mangia con gli occhi, e per qualcosa che purtroppo passa solo attraverso un video o un foglio di carta stampata (al contrario di una portata al ristorante o un piatto fumante in casa, che investono tutti e 5 i sensi), è davvero importante che l’immagine restituisca al meglio gli elementi che gli altri sensi percepiscono “dal vero” e che la foto può solo suggerire. Il più bel complimento dei lettori infatti è “Che fame che mi ha fatto venire la tua foto!”. Vuol dire che funziona, che quell’immagine avvicina alla realtà.
Di food blogger in Italia e nel mondo ce ne sono alcune centinaia di migliaia, ma quelle che riescono ad avere un seguito e soprattutto a mantenerlo non sono moltissime. Tu ci sei sicuramente riuscita, quale è il segreto del tuo costante successo? Quanto tempo dedichi alla cura del tuo blog?
Grazie per il complimento!
Tanto, davvero tanto tempo. È un vero e proprio lavoro: la ricerca, la cucina, la fotografia, l’editing e poi tutto quello che sta dietro. Il lavoro sui social network, la corrispondenza mail con i lettori, la presenza o meno ad alcuni eventi e le risposte agli inviti. È bello ma anche altrettanto faticoso. Ma è anche un lavoro che amo.
Hai realizzato due libri con la nostra casa editrice due libri, Profumo di biscotti e All’ombra dei mandorli in fiore. Quali sono le principali differenze che hai riscontrato tra scrivere per un “diario online” e per un “volume cartaceo”? Nello scrivere un libro hai scoperto qualcosa di nuovo della tua personalità?
Dunque.. lo spazio.
Il blog ha uno spazio potenzialmente illimitato. Oppure, viceversa, comprimibile. Può seguire più liberamente il mio umore e così è concepito: come un diario. Nei libri parlo sempre alle stesse persone e con la stessa diciamo spontaneità, ma gli spazi sono contingentati. Questa “limitazione” insegna delle cose: limare in una certa direzione i contenuti, ma anche in qualche modo “concentrarli”, densificarli. È estremamente affascinante fare una scelta di ricette da inserire in un volume cartaceo, questo fa sì che ogni ricetta sia come un piccolo microcosmo, che ne contenga nella sua struttura e nell’accostamento di sapori delle altre, e che sia come una finestra verso ulteriori sperimentazioni: così le ricette si moltiplicano anche in uno spazio cartaceo circoscritto!
E’ una forma di ricerca che io trovo sublime e arricchente, un esercizio mentale che fa crescere anche nel modo di ideare un nuovo piatto, dopo e oltre il libro, è il segno che quel libro ha lasciato in te scrivendolo.
Unisci all’attività virtuale anche un’infaticabile attività di presentazioni fisiche dei libri pubblicati e del tuo blog. Oltre a darti una indubbia maggiore visibilità, che tipo di arricchimento ricevi da questi momenti pubblici? Che tipo di pubblico partecipa a questi incontri?
E’ sempre molto bello poter parlare “a voce” e in prima persone delle proprie esperienze. È come il naturale seguito di avere un blog, e, in merito ai libri, avvicina le persone ai temi, svela le chiavi di lettura, fa venire nuove idee a chi scrive e a chi legge. Il pubblico sono in genere i lettori del blog, anzi, spesso durante le presentazioni scopro dei lettori “silenti”, che mi conoscono e seguono da tanto e che magari non commentano mai, e averli davanti e poter scambiare qualche parola è come un premio per me, è il premio della scoperta! Oppure le presentazioni servono a dare finalmente un volto a persone che seguono il blog da tempo e che sono ormai vere e proprie amiche..
Poi ci sono le colleghe blogger, o anche le aspiranti blogger che chiedono consigli, oppure ancora persone che capitano per caso e che sono incuriositi dal tema.
È un lavoro faticoso anche quello, ma bello e appassionante, ed è un arricchimento enorme, l’apporto umano..
Per ultimo una domanda un po’ più ostica, ma che ti lascio libera di girare al negativo o al positivo come preferisci. “Quali sono le 10 cose che una foodblogger deve sapere prima di aprire un blog per avere successo?” Oppure se preferisci “Quali sono i 10 errori che una foodblogger non deve mai commettere per mantenere il successo?”
Non so se riesco ad arrivare a 10, e forse nel rispondere mescolerò le cose (come al mio solito! ;-P), ma quello che mi viene in mente “a caldo”, in merito a cosa è consigliabile fare o evitare nel proprio blog (e credo valga anche nello scrivere un libro, dato che ne abbiamo parlato)è prima di tutto mai rinunciare ad essere se stessa, ma anche cercare di evitare di costruire una personalità a tutti i costi. Almeno nel mio caso, molto naturalmente, è accaduto questo. Il blog è una finestra sulla mia cucina. Ci sono le ricette per le grandi occasioni e quelle di quando non ho voglia di cucinare, ci sono i racconti dei viaggi e dei sapori scoperti, c’è lo spazio per amici, ci sono le suggestioni arrivate da blog o libri altrui, ci sono le ricette di famiglia e quelle inventate lì per lì per non far sprecare un alimento che aspetta in frigo o in dispensa.
Poi la cura nei contenuti, che fa sempre parte di ciò che ho appena detto: un blog è come una stanza di casa, presumibilmente la cucina: si apre agli altri per una chiacchiera, un assaggio, una tazza di tè o una sorsata di birra (ovviamente accompagnati da cibo!), e la cura con cui si presenta vuol dire molto del senso dell’accogliere. Questo non significa, appunto, che il tema della chiacchiera non possa essere “oggi non mi andava proprio di cucinare, sai?”, oppure “ho scoperto questa farina che funziona bene con il lievito madre…”. Se stessi: essere semplicemente se stessi come primissima cosa, e farlo con cura, come seconda.
Poi la presenza. Mi rendo conto che essere costanti è importante. Io non seguo questo principio come un diktat, o meglio posso attribuire la mia presenza abbastanza costante sul blog più al mio bisogno personale di avere uno scambio con i lettori che all’esserci a tutti i costi per mere questioni di visibilità…
Una cosa che posso affermare con certezza in merito poi a questo (e siamo nell’ambito delle cose da “non fare”), è che commentare a tutti i costi sui blog altrui per favorire link al proprio è abbastanza sconsigliabile (almeno a mio parere). Non so, forse favorisce gli accessi, ma non credo sia così utile in merito alla sostanza delle cose. Chiunque scriva in un blog in modo serio (sia l’autore che i lettori) secondo la mia esperienza lo fa per dare un apporto, per raccontare qualcosa o dire la sua: a me questo è sempre sembrato utile e arricchente, oppure a volte vitale anche sotto forma di semplice incoraggiamento, ma sempre molto molto vero e spontaneo. Sono stata fortunata, forse, perché sento i miei lettori vicini, e negli anni mi hanno dato tanto, anche in qualche modo l’idea stessa di scrivere. Me lo chiedevano loro prima ancora che io osassi anche solo pensarlo!
Altra cosa forse un po’ poco elegante è scrivere chiedendo uno “scambio di link per favorire la reciproca visibilità…”. Non so se in effetti funziona, a e me sembra più un deterrente che altro…
Ultimissima cosa “studiare, studiare, studiare!”. Studiare per me significa farsi incuriosire dalle cose, dagli eventi, dalle ricette: ricercare, scoprire e capire. Seguire i luoghi e le storie, farsi portare dalla macchina fotografica o dalla penna. Buttare il cuore oltre l’ostacolo e andare, il resto verrà da sé.
Quale domanda non ti ho fatto alla quale desideri rispondere?
La qualità del lavoro delle blogger, in generale. La mia posizione nel merito.
Quello che ho notato in questi anni, lavorando e conoscendo persone che come me hanno iniziato a cucinare e fotografare per passione e poi si sono nel tempo professionalizzate (ma anche tutte le persone che seguono questa strada semplicemente per propria passione personale o per piacere di condividere la propria ricerca), è che il lavoro fatto, a tutti i livelli, è di altissima qualità dei contenuti.
Le ricette sono quelle che ognuna di noi cucina per la propria famiglia, gli ingredienti sono quelli scelti nel rispetto dell’ambiente e delle stagioni, le fonti sono quelle testate e valutate attendibili, i risultati sono quelli fotografati e condivisi.
Il fenomeno ha assunto nel tempo dimensioni importanti (e ovviamente ciò che dico non è valido in tutti i casi o a tutti i costi), ma le persone con cui ho la fortuna di condividere questa passione e che ho iniziato a frequentare a seguito del mio lavoro di blogger e fotografa a me hanno dato molto, sia a livello di idee e contenuti e tecniche, che a livello umano…
In occasione dell’uscita del libro VASOCOTTURA- tecniche, consigli e ricette – abbiamo rivolto qualche domanda ai due autori – Stefano Masanti e Stefano Ciabarri – a cui abbiamo chiesto quali sono le caratteristiche più importanti di questa tecnica e quali idee li hanno motivati per la realizzazione di questo nuovo progetto editoriale.
La nostra casa editrice ha sempre riservato una particolare attenzione alla cura della qualità fotografica dei libri pubblicati, convinti che il crescente interesse verso la cucina, non sia stato determinato solo dalla bravura degli chef, ma anche dalla capacità di quei bravissimi fotografi che con il loro talento e la loro sensibilità, riescono a catturare tutte …
Nella nostra intervista a Valerio Massimo Visintin, l’autore ci parla del suo nuovo libro e di quel campo minato che è l’attuale settore dell’ospitalità in Italia.
I libri possono essere uno specchio della personalità? Lo scatto dello scaffale vale come selfie. Allora vi presentiamo lo shelfie: la rubrica che offre un (auto)ritratto attraverso la propria biblioteca. Inauguriamo la serie esplorando gli scaffali di Valerio Massimo Visintin, critico gastronomico (in incognito) per il Corriere della Sera, autore della nota guida Pappa Milano, …
Rossella Venezia: dal blog ai libri
Quando hai pensato di aprire un tuo blog e perché?
Ho aperto il mio blog di cucina e racconti alla fine del 2008, quasi per caso, grazie ad un’amica che mi ha mandato un link che bastava seguire per realizzare una pagina web (per me che, difficile a credersi, non sono affatto pratica con queste cose): ho iniziato mettendo una ricetta di famiglia a me molto cara, e un racconto legato alla mia infanzia. Scattavo le foto con una minuscola macchina fotografica compatta rosa metallizzato, ed ero innamorata di questo cucinare e dire e fare.
Da lì una, due, cento, ora quasi mille ricette, e racconti, e storie e avventure, legate alla mia cucina e alla mia macchina fotografica, che nel frattempo, piano piano, un passo dopo l’altro, è cresciuta anche lei..
Quali sono gli argomenti che prediligi e cosa cerchi di trasmettere alle tue assidue followers ?
Per quanto riguarda la mia esperienza, la cucina è legata essenzialmente a due temi: il ricordo (il blog si chiama “Vaniglia, storie di cucina” proprio perché ad ogni ricetta a mio parere è legata una storia), e il territorio. È meraviglioso infatti, attraverso la ricerca che nasce dal blog stesso, indagare il rapporto strettissimo che c’è tra il cibo e i luoghi, e il cibo e la storia, rapporto che abbraccia quindi anche la cultura, anch’essa connessa a sua volta a luoghi e biodisponibilità degli ingredienti, e poi al modo, nel tempo, in cui la povertà o ricchezza delle singole cucine poteva trasformare i cibi a disposizione.
Tu dedichi una grande cura anche alla qualità fotografica, pensi che questo aspetto costituisca uno dei motivi di successo del tuo blog?
Sì, decisamente. O meglio questo avviene su di me quando guardo o seguo siti altrui.
D’altronde è anche vero che il cibo si mangia con gli occhi, e per qualcosa che purtroppo passa solo attraverso un video o un foglio di carta stampata (al contrario di una portata al ristorante o un piatto fumante in casa, che investono tutti e 5 i sensi), è davvero importante che l’immagine restituisca al meglio gli elementi che gli altri sensi percepiscono “dal vero” e che la foto può solo suggerire. Il più bel complimento dei lettori infatti è “Che fame che mi ha fatto venire la tua foto!”. Vuol dire che funziona, che quell’immagine avvicina alla realtà.
Di food blogger in Italia e nel mondo ce ne sono alcune centinaia di migliaia, ma quelle che riescono ad avere un seguito e soprattutto a mantenerlo non sono moltissime. Tu ci sei sicuramente riuscita, quale è il segreto del tuo costante successo? Quanto tempo dedichi alla cura del tuo blog?
Grazie per il complimento!
Tanto, davvero tanto tempo. È un vero e proprio lavoro: la ricerca, la cucina, la fotografia, l’editing e poi tutto quello che sta dietro. Il lavoro sui social network, la corrispondenza mail con i lettori, la presenza o meno ad alcuni eventi e le risposte agli inviti. È bello ma anche altrettanto faticoso. Ma è anche un lavoro che amo.
Hai realizzato due libri con la nostra casa editrice due libri, Profumo di biscotti e All’ombra dei mandorli in fiore. Quali sono le principali differenze che hai riscontrato tra scrivere per un “diario online” e per un “volume cartaceo”? Nello scrivere un libro hai scoperto qualcosa di nuovo della tua personalità?
Dunque.. lo spazio.
Il blog ha uno spazio potenzialmente illimitato. Oppure, viceversa, comprimibile. Può seguire più liberamente il mio umore e così è concepito: come un diario. Nei libri parlo sempre alle stesse persone e con la stessa diciamo spontaneità, ma gli spazi sono contingentati. Questa “limitazione” insegna delle cose: limare in una certa direzione i contenuti, ma anche in qualche modo “concentrarli”, densificarli. È estremamente affascinante fare una scelta di ricette da inserire in un volume cartaceo, questo fa sì che ogni ricetta sia come un piccolo microcosmo, che ne contenga nella sua struttura e nell’accostamento di sapori delle altre, e che sia come una finestra verso ulteriori sperimentazioni: così le ricette si moltiplicano anche in uno spazio cartaceo circoscritto!
E’ una forma di ricerca che io trovo sublime e arricchente, un esercizio mentale che fa crescere anche nel modo di ideare un nuovo piatto, dopo e oltre il libro, è il segno che quel libro ha lasciato in te scrivendolo.
Unisci all’attività virtuale anche un’infaticabile attività di presentazioni fisiche dei libri pubblicati e del tuo blog. Oltre a darti una indubbia maggiore visibilità, che tipo di arricchimento ricevi da questi momenti pubblici? Che tipo di pubblico partecipa a questi incontri?
E’ sempre molto bello poter parlare “a voce” e in prima persone delle proprie esperienze. È come il naturale seguito di avere un blog, e, in merito ai libri, avvicina le persone ai temi, svela le chiavi di lettura, fa venire nuove idee a chi scrive e a chi legge. Il pubblico sono in genere i lettori del blog, anzi, spesso durante le presentazioni scopro dei lettori “silenti”, che mi conoscono e seguono da tanto e che magari non commentano mai, e averli davanti e poter scambiare qualche parola è come un premio per me, è il premio della scoperta! Oppure le presentazioni servono a dare finalmente un volto a persone che seguono il blog da tempo e che sono ormai vere e proprie amiche..
Poi ci sono le colleghe blogger, o anche le aspiranti blogger che chiedono consigli, oppure ancora persone che capitano per caso e che sono incuriositi dal tema.
È un lavoro faticoso anche quello, ma bello e appassionante, ed è un arricchimento enorme, l’apporto umano..
Per ultimo una domanda un po’ più ostica, ma che ti lascio libera di girare al negativo o al positivo come preferisci.
“Quali sono le 10 cose che una foodblogger deve sapere prima di aprire un blog per avere successo?” Oppure se preferisci “Quali sono i 10 errori che una foodblogger non deve mai commettere per mantenere il successo?”
Non so se riesco ad arrivare a 10, e forse nel rispondere mescolerò le cose (come al mio solito! ;-P), ma quello che mi viene in mente “a caldo”, in merito a cosa è consigliabile fare o evitare nel proprio blog (e credo valga anche nello scrivere un libro, dato che ne abbiamo parlato)è prima di tutto mai rinunciare ad essere se stessa, ma anche cercare di evitare di costruire una personalità a tutti i costi. Almeno nel mio caso, molto naturalmente, è accaduto questo. Il blog è una finestra sulla mia cucina. Ci sono le ricette per le grandi occasioni e quelle di quando non ho voglia di cucinare, ci sono i racconti dei viaggi e dei sapori scoperti, c’è lo spazio per amici, ci sono le suggestioni arrivate da blog o libri altrui, ci sono le ricette di famiglia e quelle inventate lì per lì per non far sprecare un alimento che aspetta in frigo o in dispensa.
Poi la cura nei contenuti, che fa sempre parte di ciò che ho appena detto: un blog è come una stanza di casa, presumibilmente la cucina: si apre agli altri per una chiacchiera, un assaggio, una tazza di tè o una sorsata di birra (ovviamente accompagnati da cibo!), e la cura con cui si presenta vuol dire molto del senso dell’accogliere. Questo non significa, appunto, che il tema della chiacchiera non possa essere “oggi non mi andava proprio di cucinare, sai?”, oppure “ho scoperto questa farina che funziona bene con il lievito madre…”. Se stessi: essere semplicemente se stessi come primissima cosa, e farlo con cura, come seconda.
Poi la presenza. Mi rendo conto che essere costanti è importante. Io non seguo questo principio come un diktat, o meglio posso attribuire la mia presenza abbastanza costante sul blog più al mio bisogno personale di avere uno scambio con i lettori che all’esserci a tutti i costi per mere questioni di visibilità…
Una cosa che posso affermare con certezza in merito poi a questo (e siamo nell’ambito delle cose da “non fare”), è che commentare a tutti i costi sui blog altrui per favorire link al proprio è abbastanza sconsigliabile (almeno a mio parere). Non so, forse favorisce gli accessi, ma non credo sia così utile in merito alla sostanza delle cose. Chiunque scriva in un blog in modo serio (sia l’autore che i lettori) secondo la mia esperienza lo fa per dare un apporto, per raccontare qualcosa o dire la sua: a me questo è sempre sembrato utile e arricchente, oppure a volte vitale anche sotto forma di semplice incoraggiamento, ma sempre molto molto vero e spontaneo. Sono stata fortunata, forse, perché sento i miei lettori vicini, e negli anni mi hanno dato tanto, anche in qualche modo l’idea stessa di scrivere. Me lo chiedevano loro prima ancora che io osassi anche solo pensarlo!
Altra cosa forse un po’ poco elegante è scrivere chiedendo uno “scambio di link per favorire la reciproca visibilità…”. Non so se in effetti funziona, a e me sembra più un deterrente che altro…
Ultimissima cosa “studiare, studiare, studiare!”. Studiare per me significa farsi incuriosire dalle cose, dagli eventi, dalle ricette: ricercare, scoprire e capire. Seguire i luoghi e le storie, farsi portare dalla macchina fotografica o dalla penna. Buttare il cuore oltre l’ostacolo e andare, il resto verrà da sé.
Quale domanda non ti ho fatto alla quale desideri rispondere?
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Le ricette sono quelle che ognuna di noi cucina per la propria famiglia, gli ingredienti sono quelli scelti nel rispetto dell’ambiente e delle stagioni, le fonti sono quelle testate e valutate attendibili, i risultati sono quelli fotografati e condivisi.
Il fenomeno ha assunto nel tempo dimensioni importanti (e ovviamente ciò che dico non è valido in tutti i casi o a tutti i costi), ma le persone con cui ho la fortuna di condividere questa passione e che ho iniziato a frequentare a seguito del mio lavoro di blogger e fotografa a me hanno dato molto, sia a livello di idee e contenuti e tecniche, che a livello umano…
Alla fine, “chi si somiglia si piglia”… J
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