I libri possono essere uno specchio della personalità? Lo scatto dello scaffale vale come selfie? Allora vi presentiamo lo shelfie: la rubrica che offre un (auto)ritratto attraverso la propria biblioteca. Oggi lo “scatto” è dedicato a Luigi Caricato, scrittore e giornalista, nonché ideatore del progetto culturale Olio Officina. Conferenziere e relatore in importanti convegni e congressi internazionali, organizza a sua volta diversi eventi culturali, tra cui, dal 2012, il più grande e autorevole happening al mondo dedicato ai condimenti: Olio Officina Food Festival. Autore del blog “Olivo Matto”, è infine direttore dei giornali “Olio Officina Magazine” e, in lingua inglese, di “Olio Officina Globe”.
Da quanti anni raccoglie libri di cucina? Si ricorda il primo che ha comprato?
Libri, da sempre. Da bambino saccheggiavo la libreria, molto fornita, di un mio zio sacerdote, ma non vi erano libri di cucina. Per la mia necessità cercavo testi di narrativa, poesia, filosofia. Quelli di cucina sono arrivati molto dopo, ai tempi dell’università.
Quanti volumi fanno parte della sua biblioteca culinaria personale?
Ho perso il conto, credo di possederne oltre un migliaio. Divoro i libri, anche se è impossibile leggerli tutti. Averli, comunque, poterli solo sfogliare mi mette serenità. In ogni caso, anche laddove non riuscissi a leggerli, c’è sempre la consapevolezza di poterli consultare.
Raccoglie libri in più lingue?
Certo, perfino in lingue impossibili. Del mio narratore preferito, Mo Yan, conservo le edizioni in lingua cinese. Per il resto, di libri di gastronomia in altre lingue ne ho pochi; ne ho invece tanti, tantissimi, dedicati all’olio da olive, nelle principali lingue.
Dove sono custoditi questi libri e come sono organizzati? Ha un sistema che le permette di trovare un volume velocemente oppure è spesso una caccia al tesoro?
E’ sempre una caccia al tesoro, ma non perché sia disordinato, è che consultandoli spesso e per tempi prolungati, poi non ritornano mai al loro posto, alle volte si trovano in posti impossibili, ovunque. Li custodisco in molte mie case, da quelle dei genitori, a quella in cui lavoro e vivo, a quella in cui trascorro il tempo del riposo. Nonostante ogni volta vi sia una caccia al tesoro, i libri che cerco li trovo sempre. Metterli fuori posto forse è anche l’occasione, involontaria, di imbattermi in libri dimenticati.
E’ un accumulatore seriale oppure, ogni tanto, elimina i volumi che non le interessano più? Come si immagina la sua biblioteca fra 20 anni?
Non elimino mai e nemmeno regalo i miei libri. Se debbo proprio regalarli, allora li riacquisto, ma non cedo mai le mie copie. Fra vent’anni sarò in cerca di nuovi spazi.
Le interessano gli e-book o le APP del settore culinario? Pensa che arriverà il momento che abbandonerà la carta a favore di una biblioteca elettronica?
Sì, mi interessano, ma non ne usufruisco, ho necessità fisica del libro, anche perché li sottolineo, proprio tutti, perfino i romanzi.
E’ geloso dei suoi libri? Li presta?
Li regalo, non li presto mai. Li presto solo a chi vive al mio fianco.
Le capita di regalare libri di cucina?
Sì, mai però libri di ricette. Mancano sulla scena libri di ricette scritti come li amo io. I ricettari con lista ingredienti e modalità di preparazione non mi attraggono. Voglio ricette che abbiano una narrazione.
Scrive nei suoi libri? Aggiunge note su ricette provate, commenti, critiche all’autore?
I miei libri sono libri di strada, ci scrivo di tutto, anche numeri di telefono, appunti non inerenti al libro. Amo i libri vissuti, perché raccontano parte di me. Amo anche sciuparli. Ho invece il massimo rispetto verso i libri altrui, a maggior ragione perché è rarissimo che li richieda in prestito.
Il libro di cucina l’accompagna fino al comodino? Dove lo preferisce leggere?
Se si tratta di un saggio sì, altrimenti perferisco altri contesti.
Esiste un libro particolare che desidererebbe possedere, ma che non è mai riuscito a trovare?
Non faccio collezione di libri nel senso classico del termine. Mi preme che mi lascino qualcosa, che mi arrichiscano. Ecco perché li accumulo: per nurtrirmi.
Se capitasse un disastro e fosse possibile salvare solo 5 titoli della sua biblioteca culinaria, quali libri sceglierebbe? Perché?
E’ una domanda dalla risposta impossibile. Preferirei con tutta onestà avere altri libri, non di cucina, ma se proprio non ci fosse altra scelta allora opto per tre libri di Piero Camporesi: Il pane selvaggio; Il paese della fame; Il brodo indiano; e per due libri di Rosalia Cavalieri: Gusto. L’intelligenza del palato; e Il naso intelligente.
Quando si parla di talenti in fuga si pensa sempre agli scienziati e ai ricercatori che trovano in altre nazioni la possibilità di esprimere al meglio il loro sapere. Una categoria poco citata è quella dei cuochi, spesso nomadi più per scelta che per necessità, che hanno colto una opportunità di lavoro e trovato in …
Fotografo concettuale dal percorso singolare, Luca Rosati ha lavorato come chef professionista per quindici anni in Italia e all’estero prima di passare dietro l’obbiettivo. Questa sua duplice esperienza lo ha reso un soggetto particolarmente adatto al format di Il piatto racconta – L’affascinante arte della presentazione, un libro che interroga cosa e come gli chef …
Quando si parla di talenti in fuga si pensa sempre agli scienziati, ai ricercatori che trovano in altre nazioni la possibilità di esprimere al meglio il loro sapere. Una categoria poco citata è quella dei cuochi, spesso nomadi più per scelta che per necessità, che hanno colto un’opportunità di lavoro e trovato in Paesi e …
Elisa Pozzi, 31 anni, dopo gli studi di Agraria alla Statale di Milano e quelli all’American School of Milan, decide di prendere in mano l’azienda agricola di famiglia: un allevamento di Frisone a Zibido San Giacomo, alle porte di Milano.
Lo shelfie – Luigi Caricato
I libri possono essere uno specchio della personalità? Lo scatto dello scaffale vale come selfie? Allora vi presentiamo lo shelfie: la rubrica che offre un (auto)ritratto attraverso la propria biblioteca.
Oggi lo “scatto” è dedicato a Luigi Caricato, scrittore e giornalista, nonché ideatore del progetto culturale Olio Officina. Conferenziere e relatore in importanti convegni e congressi internazionali, organizza a sua volta diversi eventi culturali, tra cui, dal 2012, il più grande e autorevole happening al mondo dedicato ai condimenti: Olio Officina Food Festival. Autore del blog “Olivo Matto”, è infine direttore dei giornali “Olio Officina Magazine” e, in lingua inglese, di “Olio Officina Globe”.
Da quanti anni raccoglie libri di cucina? Si ricorda il primo che ha comprato?
Libri, da sempre. Da bambino saccheggiavo la libreria, molto fornita, di un mio zio sacerdote, ma non vi erano libri di cucina. Per la mia necessità cercavo testi di narrativa, poesia, filosofia. Quelli di cucina sono arrivati molto dopo, ai tempi dell’università.
Quanti volumi fanno parte della sua biblioteca culinaria personale?
Ho perso il conto, credo di possederne oltre un migliaio. Divoro i libri, anche se è impossibile leggerli tutti. Averli, comunque, poterli solo sfogliare mi mette serenità. In ogni caso, anche laddove non riuscissi a leggerli, c’è sempre la consapevolezza di poterli consultare.
Raccoglie libri in più lingue?
Certo, perfino in lingue impossibili. Del mio narratore preferito, Mo Yan, conservo le edizioni in lingua cinese. Per il resto, di libri di gastronomia in altre lingue ne ho pochi; ne ho invece tanti, tantissimi, dedicati all’olio da olive, nelle principali lingue.
Dove sono custoditi questi libri e come sono organizzati? Ha un sistema che le permette di trovare un volume velocemente oppure è spesso una caccia al tesoro?
E’ sempre una caccia al tesoro, ma non perché sia disordinato, è che consultandoli spesso e per tempi prolungati, poi non ritornano mai al loro posto, alle volte si trovano in posti impossibili, ovunque. Li custodisco in molte mie case, da quelle dei genitori, a quella in cui lavoro e vivo, a quella in cui trascorro il tempo del riposo. Nonostante ogni volta vi sia una caccia al tesoro, i libri che cerco li trovo sempre. Metterli fuori posto forse è anche l’occasione, involontaria, di imbattermi in libri dimenticati.
E’ un accumulatore seriale oppure, ogni tanto, elimina i volumi che non le interessano più? Come si immagina la sua biblioteca fra 20 anni?
Non elimino mai e nemmeno regalo i miei libri. Se debbo proprio regalarli, allora li riacquisto, ma non cedo mai le mie copie. Fra vent’anni sarò in cerca di nuovi spazi.
Le interessano gli e-book o le APP del settore culinario? Pensa che arriverà il momento che abbandonerà la carta a favore di una biblioteca elettronica?
Sì, mi interessano, ma non ne usufruisco, ho necessità fisica del libro, anche perché li sottolineo, proprio tutti, perfino i romanzi.
E’ geloso dei suoi libri? Li presta?
Li regalo, non li presto mai. Li presto solo a chi vive al mio fianco.
Le capita di regalare libri di cucina?
Sì, mai però libri di ricette. Mancano sulla scena libri di ricette scritti come li amo io. I ricettari con lista ingredienti e modalità di preparazione non mi attraggono. Voglio ricette che abbiano una narrazione.
Scrive nei suoi libri? Aggiunge note su ricette provate, commenti, critiche all’autore?
I miei libri sono libri di strada, ci scrivo di tutto, anche numeri di telefono, appunti non inerenti al libro. Amo i libri vissuti, perché raccontano parte di me. Amo anche sciuparli. Ho invece il massimo rispetto verso i libri altrui, a maggior ragione perché è rarissimo che li richieda in prestito.
Il libro di cucina l’accompagna fino al comodino? Dove lo preferisce leggere?
Se si tratta di un saggio sì, altrimenti perferisco altri contesti.
Esiste un libro particolare che desidererebbe possedere, ma che non è mai riuscito a trovare?
Non faccio collezione di libri nel senso classico del termine. Mi preme che mi lascino qualcosa, che mi arrichiscano. Ecco perché li accumulo: per nurtrirmi.
Se capitasse un disastro e fosse possibile salvare solo 5 titoli della sua biblioteca culinaria, quali libri sceglierebbe? Perché?
E’ una domanda dalla risposta impossibile. Preferirei con tutta onestà avere altri libri, non di cucina, ma se proprio non ci fosse altra scelta allora opto per tre libri di Piero Camporesi: Il pane selvaggio; Il paese della fame; Il brodo indiano; e per due libri di Rosalia Cavalieri: Gusto. L’intelligenza del palato; e Il naso intelligente.
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