I libri che compri li scegli o te li fai scegliere? Ti fidi della tua conoscenza e cerchi ciò che soddisfa i tuoi reali interessi o preferisci che a decidere cosa ti interessa siano altri? Ti sembrano domande strane? Eppure pensa a quanto siamo tutti sollecitati e ”influencerati” ogni giorno nel scegliere in base ad una guida che risponde unicamente al gusto di un singolo individuo, ad un ente che certifica qualcosa che non necessita di nessuna autorizzazione per esistere, o al semplice giudizio di un blog che ha l’unico merito di avere una certa visibilità online.
Il mondo digitale sta rendendo virtuale anche la individuale capacità di discernimento?
Ci stiamo lobotomizzando, oppure la “clicmania” ci ha reso così pigri che anche una semplice decisione come l’acquisto di un libro ci appare uno sforzo eccessivo che preferiamo delegare?
Oppure il problema è più profondo? Non è che i troppi stimoli e suggerimenti che ogni giorno la rete ci propone, a volte impone, ci stanno rendendo individui insicuri e necessitiamo di un avallo esterno per sentirci rassicurati su quello che scegliamo?
Bollini di garanzia, certificati di appartenenza, accademie di riconoscimento, ci avvolgono in ogni fase della nostra quotidianità ed il più delle volte non sono realtà istituzionali che proteggono la qualità e l’idoneità di ciò che rappresentano, sono pure invenzioni individuali, avulse da qualsiasi contesto e prive di un controllo esterno che le riconosca un ruolo di utilità.
L’eccesso di democratizzazione che stiamo vivendo, non rischia di diventare una gabbia per la nostra libertà altrettanto oppressiva come la mancanza di democrazia?
Tutta questa comunicazione orizzontale dove l’opinione di chi non conosce ha lo stesso valore di chi conosce, non rischia di confonderci? Non sarebbe meglio riprendere a scegliere, a decidere secondo la nostra individuale sensibilità, la nostra personale opinione? E quindi ripartendo dall’inizio: i libri che compri li scegli o te li fai scegliere?
Se li vuoi scegliere, osservali da vicino, non accontentarti della piccola scheda che li accompagna online, o del risvolto di copertina in libreria. Ci sono alcune regole che ti possono aiutare a scegliere autonomamente, senza interferenze esterne. Per esempio, spesso sullo stesso argomento si trovano più titoli, come valutarli? Anni di presenza sul mercato dell’editore, ruolo dell’autore e non solo la sua popolarità, valore del fotografo, prestigio delle collaborazioni, dei patrocini e degli eventuali sponsor, sono alcuni indicatori che possono aiutare a distinguere un progetto di qualità da uno mediocre. Poi ci sono altri indicatori come il rapporto foliazione-costo. Se la foliazione è molto alta e il costo è molto basso, significa che, affinché anche l’editore possa avere il proprio guadagno, probabilmente testi e foto sono recuperi, ricicli, assemblaggi: forse dietro quell’opera non c’è un progetto professionale. Un altro aspetto al quale è bene porre attenzione è il nome dell’autore. Se è un nome straniero, di qualcuno che non vive in Italia, nel 90% dei casi significa che il libro è stato semplicemente tradotto per il mercato italiano. Questo non significa certo che sia un lavoro di qualità inferiore, al contrario, può essere un’opera molto interessante che qualche editore ha ritenuto meritevole di essere proposta per il mercato italiano, però se un editore vi propone quasi esclusivamente opere tradotte, significa che viene meno alla funzione principale a cui dovrebbe rispondere l’editoria in qualsiasi settore si applichi, che è quello di produrre opere originali. Insomma, in fondo valutare un libro è semplice. E’ sufficiente soffermarsi a riflettere qualche minuto, lasciare da parte le suggestioni mediatiche e riprendere in mano la propria capacità di giudizio e di scelta che è una delle più importanti libertà che possediamo.
E’ passato quasi un mezzo secolo da quando il fisico Nicholas Kurti ha presentato alla Royal Society di Oxford il suo storico saggio The Physicist in the Kitchen (Il fisico in cucina). Poco dopo, il chimico Hervé This si unì al gruppo di studio di Kurti e, con gli anni, il suo termine per l’insieme delle loro indagini – molecular gastronomy – è …
Le case che amiamo contengono oggetti raccolti nel tempo. Ereditati, ricevuti in dono o accumulati in una vita di viaggi o frequentazioni di mercatini e antiquari, i pezzi che conferiscono una vera personalità, che dicono “casa” nel modo più intimo sono quelli scelti con gioia e conservati perché “raccontano” momenti particolari.
Fatti un vero selfie: decidi da solo
I libri che compri li scegli o te li fai scegliere? Ti fidi della tua conoscenza e cerchi ciò che soddisfa i tuoi reali interessi o preferisci che a decidere cosa ti interessa siano altri? Ti sembrano domande strane? Eppure pensa a quanto siamo tutti sollecitati e ”influencerati” ogni giorno nel scegliere in base ad una guida che risponde unicamente al gusto di un singolo individuo, ad un ente che certifica qualcosa che non necessita di nessuna autorizzazione per esistere, o al semplice giudizio di un blog che ha l’unico merito di avere una certa visibilità online.
Il mondo digitale sta rendendo virtuale anche la individuale capacità di discernimento?
Ci stiamo lobotomizzando, oppure la “clicmania” ci ha reso così pigri che anche una semplice decisione come l’acquisto di un libro ci appare uno sforzo eccessivo che preferiamo delegare?
Oppure il problema è più profondo? Non è che i troppi stimoli e suggerimenti che ogni giorno la rete ci propone, a volte impone, ci stanno rendendo individui insicuri e necessitiamo di un avallo esterno per sentirci rassicurati su quello che scegliamo?
Bollini di garanzia, certificati di appartenenza, accademie di riconoscimento, ci avvolgono in ogni fase della nostra quotidianità ed il più delle volte non sono realtà istituzionali che proteggono la qualità e l’idoneità di ciò che rappresentano, sono pure invenzioni individuali, avulse da qualsiasi contesto e prive di un controllo esterno che le riconosca un ruolo di utilità.
L’eccesso di democratizzazione che stiamo vivendo, non rischia di diventare una gabbia per la nostra libertà altrettanto oppressiva come la mancanza di democrazia?
Tutta questa comunicazione orizzontale dove l’opinione di chi non conosce ha lo stesso valore di chi conosce, non rischia di confonderci? Non sarebbe meglio riprendere a scegliere, a decidere secondo la nostra individuale sensibilità, la nostra personale opinione? E quindi ripartendo dall’inizio: i libri che compri li scegli o te li fai scegliere?
Se li vuoi scegliere, osservali da vicino, non accontentarti della piccola scheda che li accompagna online, o del risvolto di copertina in libreria. Ci sono alcune regole che ti possono aiutare a scegliere autonomamente, senza interferenze esterne. Per esempio, spesso sullo stesso argomento si trovano più titoli, come valutarli? Anni di presenza sul mercato dell’editore, ruolo dell’autore e non solo la sua popolarità, valore del fotografo, prestigio delle collaborazioni, dei patrocini e degli eventuali sponsor, sono alcuni indicatori che possono aiutare a distinguere un progetto di qualità da uno mediocre. Poi ci sono altri indicatori come il rapporto foliazione-costo. Se la foliazione è molto alta e il costo è molto basso, significa che, affinché anche l’editore possa avere il proprio guadagno, probabilmente testi e foto sono recuperi, ricicli, assemblaggi: forse dietro quell’opera non c’è un progetto professionale. Un altro aspetto al quale è bene porre attenzione è il nome dell’autore. Se è un nome straniero, di qualcuno che non vive in Italia, nel 90% dei casi significa che il libro è stato semplicemente tradotto per il mercato italiano. Questo non significa certo che sia un lavoro di qualità inferiore, al contrario, può essere un’opera molto interessante che qualche editore ha ritenuto meritevole di essere proposta per il mercato italiano, però se un editore vi propone quasi esclusivamente opere tradotte, significa che viene meno alla funzione principale a cui dovrebbe rispondere l’editoria in qualsiasi settore si applichi, che è quello di produrre opere originali. Insomma, in fondo valutare un libro è semplice. E’ sufficiente soffermarsi a riflettere qualche minuto, lasciare da parte le suggestioni mediatiche e riprendere in mano la propria capacità di giudizio e di scelta che è una delle più importanti libertà che possediamo.
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