Elisa Pozzi, 31 anni, dopo gli studi di Agraria alla Statale di Milano e quelli all’American School of Milan, decide di prendere in mano l’azienda agricola di famiglia: un allevamento di Frisone a Zibido San Giacomo, alle porte di Milano.
Come mai questa scelta? E’ frutto di un senso di dovere nel dare continuità all’attività di chi l’ha preceduta, o è una passione tutta autentica? Ho sempre vissuto in Cascina, sono nata a Milano ma sono cresciuta in mezzo alla campagna, la scelta è venuta abbastanza naturale. Quando ero adolescente però l’idea di stare in un paesino della provincia non mi esaltava, non ci sono mezzi pubblici che collegano Zibido con Milano quindi non potevo muovermi liberamente. Per questo la scelta di spostarmi a Milano per gli studi universitari. Dopo pochi mesi però cambiai idea e tornai a Zibido e iniziai ad occuparmi a tempo pieno dell’attività.
E’ stata una scelta di strettissimo legame con le sue origini suppongo, assolutamente non forzata. Sì, però se non avessimo dato una svolta più “personale” all’attività, ora starei facendo dell’altro, non mi piaceva l’idea di produrre materia prima omologata a tutte le altre materie prime per l’industria, amo il fatto che posso raccontare il prodotto, che è tipico della nostra azienda.
Come è organizzata la vostra azienda, in quanti siete ad occuparvene? Mio papà (Marco) è il titolare dell’azienda, io mi occupo della trasformazione in caseificio, della commercializzazione dei prodotti, del maketing aziendale e quando riesco mi occupo degli animali (troppo poco spesso purtroppo, il tempo è tiranno). Inoltre abbiamo 3 dipendenti: Ramzi che si occupa dell’allevamento e della campagna, Marius che munge, Cristian che da una mano a me in casieficio ed è un aiuto agli altri ragazzi in caso di necessità.
La giovane età non credo che la preservi dal lavorare duramente, ma forse le offre anche la possibilità di guardare avanti con un occhio più avanzato dal punto di vista tecnologico, per ottimizzare magari qualche procedimento. Cosa ne pensa al riguardo? Ha introdotto qualche innovazione? Il lavoro è davvero duro e per quanto possa essere tecnologicamente avanzato è comunque molto manuale. Uso moltissimo la tecnologia per arrivare alle persone, i social media, newsletter ecc. In caseificio, nonostante io sia relativamente giovane, preferisco mantenere una lavorazione artigianale quindi manuale, senza utilizzo di macchinari. In futuro, in caso decidessimo di aumentare la produzione, dovremmo inevitabilmente attrezzarci in modo differente.
La vostra cascina ha una produzione di formaggi e yogurt d’eccellenza, ci spiega quali sono i vostri prodotti di punta e come vengono realizzati? La vendita è solo diretta o avete anche una rete distributiva? Lavoriamo con latte crudo e caglio vegetale, la stretta vicinanza tra stalla e caseificio ci permette di lavorare con latte tiepido da mungitura e non riscaldato con la fiamma (il latte quando viene munto è a temperatura corporea dell’animale circa 37 ° C quindi viene velocemente raffreddato se occorre conservarlo o venderlo come latte alimentare). La nostra prima creazione e fiore all’occhiello è la ZIPOTTA, una caciotta stagionata un mese circa che racchiude tutti i profumi del latte crudo. E’ prodotta con l’utilizzo di caglio vegetale che la rende particolarmente dolce e tenera. Produciamo uno stagionato di 7 mesi circa, il LATTERIA, il PRIMOSALE fresco di giornate e RICOTTA, prodotta come una volta con solo siero. In più produciamo lo ZIPOYO bianco, con marmellata bio di ciliegia e di albicocca, yogurt a coagulo compatto tipo greco. Infine, ultima creazione, è lo ZIPOlìzia, un formaggio spalmabile e cremoso, a base yogurt.
Parliamo un po’ degli animali. Come vivono, come sono alimentati, seguiti, accuditi? Le nostre vacche in lattazione sono 53 e vivono in una stalla progettata per 120 capi quindi hanno agio anche quando non sono al pascolo. Nel periodo primaverle ed autunnale pascolano per i campi zibidesi, alimentazione abbastanza rara per la nostra zona. La rimonta avviene naturalmente, non eseguiamo inseminazione artificiale, è presente nella mandria un toro. I vitelli sono alimentati con il latte delle loro madri, negli allevamenti industriali ai vitelli viene somministrato latte in polvere. I cicli degli animali sono così rispettati e mantenuti e questo metodo di allevare gli animali ci premia: abbiamo capi in stalla che hanno 18 anni, ci hanno dato 13 vitelli e sono ancora in produzione (danno ancora latte). Negli allevamenti industriali in media un capo vive 4 anni.
Immagino che lei abbia maturato una seria cultura in fatto di “green” e salvaguardia dell’ecosistema, ci racconta quali sono le particolari attenzioni che utilizzate per sostenere il rispetto della natura? Quanto detto sopra rispecchia esattamente quello che intendo con rispettare i cicli naturali degli animali. Inoltre, cerchiamo di applicare lo stesso per la coltivazione del nostro riso: quando allaghiamo i campi per la coltivazione dello stesso, si instaura una micro fauna ittica, legata all’acqua (rane, girini, pesciolini, insetti…). Nel momento che viene asciugato il campo per proseguire con i lavori, tutti gli animali acquatici periscono. Abbiamo quindi deciso di preservare delle canaline di scolo laterali ai campi per favorire la vita di questi animali anche quando il campo viene asciugato.
La vostra cascina è una realtà isolata sul territorio o siete collegati con altre aziende simili alla vostra per sostenervi e promuovervi collettivamente? La posizione della nostra cascina è abbastanza strategica perché siamo posizionati in mezzo al paese, ma ciò nonostante vengono più persone da Milano e dintorni che da Zibido stesso. Abbiamo fatto rete in diversi modi con le altre cascine, con scambio di prodotti, di idee e di metodi di lavoro. Inoltre ci sono i distretti rurali che uniscono più cascine con le simili caratteristiche e metodologie di lavoro. I tempi sono cambiati, ora ci si aiuta, dobbiamo necessariamente fare rete per ottenere anche dal mercato ciò che vogliamo.
Un sogno o progetto per il futuro più o meno immediato? Abbiamo iniziato da una settimana circa un duro lavoro di recupero di una razza in via di estinzione. Sono le Varzesi, bovini rustici, da lavoro. La loro primaria attitudine è per la carne, noi stiamo cercando di addomesticarle per la mungitura. E’ un impegno molto grosso, sono animali selvatici ed abbastanza aggressivi, non abituati al rapporto con l’uomo. Ho già trasformato un po’ del loro latte in caciotte, ci crediamo!
I libri possono essere uno specchio della personalità? Lo scatto dello scaffale vale come selfie? Allora vi presentiamo lo shelfie: la rubrica che offre un (auto)ritratto attraverso la propria biblioteca. Oggi lo “scatto” è dedicato a Leonardo Di Carlo, maestro pasticciere pluripremiato, docente, autore e personaggio televisivo. In moto praticamente perpetuo la sua attività di …
A 39 anni, con una doppia laurea, affermato commercialista a Milano, Filippo di Nicolò, da tre anni ha “mollato tutto” come si suol dire, per produrre formaggi di capra nel piacentino, ad Alseno. La sua azienda già nel nome “Capriss” racconta lo spirito imprenditoriale che sta alla base della scelta: un capriccio forse… ma anche …
È sotto gli occhi di tutti che il settore turistico, quello alberghiero, la ristorazione e più in generale tutto il settore dell’ospitalità sia tra i più penalizzati dalle restrizioni anti Covid.Alberghi deserti a causa dell’impossibilità di movimento e ristoranti messi a dura prova, distanziamento e isolamento dei tavoli e una infinita serie di accorgimenti necessari …
Nato a Gorizia il 29 Agosto 1952, all’età di 16 anni rileva l’osteria paterna che nella filosofia della valorizzazione delle tradizioni culinarie del territorio evolve sino ad ottenere nel 2008 una stella Michelin. Nel 1977 sposa Loredana Antoni che lo affianca nell’attività. E’ difficile credere che in una persona poco più che sessantenne possano essere …
Conversazione con Elisa Pozzi
Elisa Pozzi, 31 anni, dopo gli studi di Agraria alla Statale di Milano e quelli all’American School of Milan, decide di prendere in mano l’azienda agricola di famiglia: un allevamento di Frisone a Zibido San Giacomo, alle porte di Milano.
Come mai questa scelta? E’ frutto di un senso di dovere nel dare continuità all’attività di chi l’ha preceduta, o è una passione tutta autentica?
Ho sempre vissuto in Cascina, sono nata a Milano ma sono cresciuta in mezzo alla campagna, la scelta è venuta abbastanza naturale. Quando ero adolescente però l’idea di stare in un paesino della provincia non mi esaltava, non ci sono mezzi pubblici che collegano Zibido con Milano quindi non potevo muovermi liberamente. Per questo la scelta di spostarmi a Milano per gli studi universitari. Dopo pochi mesi però cambiai idea e tornai a Zibido e iniziai ad occuparmi a tempo pieno dell’attività.
E’ stata una scelta di strettissimo legame con le sue origini suppongo, assolutamente non forzata.
Sì, però se non avessimo dato una svolta più “personale” all’attività, ora starei facendo dell’altro, non mi piaceva l’idea di produrre materia prima omologata a tutte le altre materie prime per l’industria, amo il fatto che posso raccontare il prodotto, che è tipico della nostra azienda.
Come è organizzata la vostra azienda, in quanti siete ad occuparvene?
Mio papà (Marco) è il titolare dell’azienda, io mi occupo della trasformazione in caseificio, della commercializzazione dei prodotti, del maketing aziendale e quando riesco mi occupo degli animali (troppo poco spesso purtroppo, il tempo è tiranno). Inoltre abbiamo 3 dipendenti: Ramzi che si occupa dell’allevamento e della campagna, Marius che munge, Cristian che da una mano a me in casieficio ed è un aiuto agli altri ragazzi in caso di necessità.
La giovane età non credo che la preservi dal lavorare duramente, ma forse le offre anche la possibilità di guardare avanti con un occhio più avanzato dal punto di vista tecnologico, per ottimizzare magari qualche procedimento. Cosa ne pensa al riguardo? Ha introdotto qualche innovazione?
Il lavoro è davvero duro e per quanto possa essere tecnologicamente avanzato è comunque molto manuale. Uso moltissimo la tecnologia per arrivare alle persone, i social media, newsletter ecc. In caseificio, nonostante io sia relativamente giovane, preferisco mantenere una lavorazione artigianale quindi manuale, senza utilizzo di macchinari. In futuro, in caso decidessimo di aumentare la produzione, dovremmo inevitabilmente attrezzarci in modo differente.
La vostra cascina ha una produzione di formaggi e yogurt d’eccellenza, ci spiega quali sono i vostri prodotti di punta e come vengono realizzati? La vendita è solo diretta o avete anche una rete distributiva?
Lavoriamo con latte crudo e caglio vegetale, la stretta vicinanza tra stalla e caseificio ci permette di lavorare con latte tiepido da mungitura e non riscaldato con la fiamma (il latte quando viene munto è a temperatura corporea dell’animale circa 37 ° C quindi viene velocemente raffreddato se occorre conservarlo o venderlo come latte alimentare). La nostra prima creazione e fiore all’occhiello è la ZIPOTTA, una caciotta stagionata un mese circa che racchiude tutti i profumi del latte crudo. E’ prodotta con l’utilizzo di caglio vegetale che la rende particolarmente dolce e tenera. Produciamo uno stagionato di 7 mesi circa, il LATTERIA, il PRIMOSALE fresco di giornate e RICOTTA, prodotta come una volta con solo siero. In più produciamo lo ZIPOYO bianco, con marmellata bio di ciliegia e di albicocca, yogurt a coagulo compatto tipo greco. Infine, ultima creazione, è lo ZIPOlìzia, un formaggio spalmabile e cremoso, a base yogurt.
Parliamo un po’ degli animali. Come vivono, come sono alimentati, seguiti, accuditi?
Le nostre vacche in lattazione sono 53 e vivono in una stalla progettata per 120 capi quindi hanno agio anche quando non sono al pascolo. Nel periodo primaverle ed autunnale pascolano per i campi zibidesi, alimentazione abbastanza rara per la nostra zona. La rimonta avviene naturalmente, non eseguiamo inseminazione artificiale, è presente nella mandria un toro. I vitelli sono alimentati con il latte delle loro madri, negli allevamenti industriali ai vitelli viene somministrato latte in polvere. I cicli degli animali sono così rispettati e mantenuti e questo metodo di allevare gli animali ci premia: abbiamo capi in stalla che hanno 18 anni, ci hanno dato 13 vitelli e sono ancora in produzione (danno ancora latte). Negli allevamenti industriali in media un capo vive 4 anni.
Immagino che lei abbia maturato una seria cultura in fatto di “green” e salvaguardia dell’ecosistema, ci racconta quali sono le particolari attenzioni che utilizzate per sostenere il rispetto della natura?
Quanto detto sopra rispecchia esattamente quello che intendo con rispettare i cicli naturali degli animali. Inoltre, cerchiamo di applicare lo stesso per la coltivazione del nostro riso: quando allaghiamo i campi per la coltivazione dello stesso, si instaura una micro fauna ittica, legata all’acqua (rane, girini, pesciolini, insetti…). Nel momento che viene asciugato il campo per proseguire con i lavori, tutti gli animali acquatici periscono. Abbiamo quindi deciso di preservare delle canaline di scolo laterali ai campi per favorire la vita di questi animali anche quando il campo viene asciugato.
La vostra cascina è una realtà isolata sul territorio o siete collegati con altre aziende simili alla vostra per sostenervi e promuovervi collettivamente?
La posizione della nostra cascina è abbastanza strategica perché siamo posizionati in mezzo al paese, ma ciò nonostante vengono più persone da Milano e dintorni che da Zibido stesso. Abbiamo fatto rete in diversi modi con le altre cascine, con scambio di prodotti, di idee e di metodi di lavoro. Inoltre ci sono i distretti rurali che uniscono più cascine con le simili caratteristiche e metodologie di lavoro. I tempi sono cambiati, ora ci si aiuta, dobbiamo necessariamente fare rete per ottenere anche dal mercato ciò che vogliamo.
Un sogno o progetto per il futuro più o meno immediato?
Abbiamo iniziato da una settimana circa un duro lavoro di recupero di una razza in via di estinzione. Sono le Varzesi, bovini rustici, da lavoro. La loro primaria attitudine è per la carne, noi stiamo cercando di addomesticarle per la mungitura. E’ un impegno molto grosso, sono animali selvatici ed abbastanza aggressivi, non abituati al rapporto con l’uomo. Ho già trasformato un po’ del loro latte in caciotte, ci crediamo!
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