(N.B. TheEnglish language version of this interview appears after the Italian one. Please scroll down to read it.) I libri possono essere uno specchio della personalità? Lo scatto dello scaffale vale come selfie? Allora vi presentiamo lo shelfie: la rubrica che offre un (auto)ritratto attraverso la propria biblioteca. Oggi lo “scatto” è dedicato a Diego Ferrari. Lodigiano, coltiva fin da adolescente la passione per il mestiere di barman. Accede all’Associazione Italiana Barman e Sostenitori, dove rimarrà socio per diverso tempo. In quegli anni conosce l’arte di colui che reputa il suo mentore e guru della mixology Dario Comini e passo per passo studia i suoi drink per poterli riproporre nella piccola provincia e attraverso le competizioni di barman. I tempi ormai maturi lo portano continuamente a crescere e dopo aver studiato le basi tecniche di Barchef, Molecular Mixology e Tiki parte per Londra dove si iscrive all’Associazione dei Barman Inglese e approda al Baglioni Hotel 5 stelle dove impara l’arte dei drink non convenzionali con l’uso di pietre aromatizzate, oro, gelatine, infusioni di tea a molto altro. Oggi è uno dei più affermati e conosciuti mixologist italiani. Creatore del famoso gruppo di Facebook Cocktail Art, collezionista di antiquariato del bar ed estimatore della buona ospitalità, attualmente collabora con la Rotonda Bistro nel centro di Milano situata in un monumento storico, un ex cimitero del 1700, dove si è specializzato in cocktail creati con ingredienti sotto i 21 gradi alcolici.
-Da quanti anni raccoglie libri legati alla Sua professione? Si ricorda il primo che ha comprato?
Da quando avevo 17 anni perciò circa 23 anni.
Il primo acquisto: Il libro dei cocktail di Ezio Falconi.
-Quanti volumi fanno parte della sua biblioteca personale?
Sessanta circa
-Raccoglie libri in più lingue?
Certo poiché alcuni libri che parlano di mixology arrivano da mercati inglesi o americani e sono anche un valido aiuto per arricchire la nostra conoscenza anche in lingua inglese.
-Dove sono custoditi questi libri e come sono organizzati? Ha un sistema che le permette di trovare un volume velocemente oppure è spesso una caccia al tesoro?
In camera da letto in una confusa, ma funzionale libreria suddivisi per grandezza e forma.
Adoro la caccia al tesoro…..
-E’ un accumulatore seriale oppure, ogni tanto, elimina i volumi che non le interessano più? Come si immagina la sua biblioteca fra 20 anni?
Più accumulatore ma contenuto, a dire il vero i libri dove sono citato sono addirittura in doppia copia così da poter toccare e sfruttarne una e tenere immacolata la seconda copia.
Tra 20 anni la mia biblioteca sarà sempre più ricca sperando anche di vedere qualche mio libro all’interno della collezione….
-Le interessano gli e-book o le APP del settore bar? Pensa che arriverà il momento che abbandonerà la carta a favore di una biblioteca elettronica?
Non amo gli e-book poiché reputo che il fascino e l’utilizzo della carta stampata sia più affascinante e semplice.
Sarà romantico, ma il romanticismo non crollerà mai.
Per quanto riguarda le App solo se danno funzionalità, per quanto riguarda ricettari o simili non sono un grande amante di kb che appesantisco il mio smartphone inutilmente.
Non credo che la carta stampata un giorno sarà soppiantata del tutto dalla tecnologia, al massimo spero che l’evoluzione permetta di sostituire la carta con surrogati lasciando però il concetto del libro immutato.
-E’ geloso dei suoi libri? Li presta?
Assolutamente si!! Se qualcuno lo guarda prima di me mi incazzo come una iena!
Prestarli? Perchè??
A 17 anni non avevo soldi, ma i pochi che avevo li investivo in libri del settore per acculturarmi….e, a quel tempo non cera Amazon, internet, o gli e-book economici.
-Le capita di regalare libri sui cocktail o sul bartending?
Raramente poiché gli argomenti trattati sono soggettivi e credo onestamente che ognuno la cultura se la debba fare con criteri propri, deve essere la persona stessa a scegliere il suo libro.
-Scrive nei suoi libri? Aggiunge note su ricette provate, commenti, critiche all’autore?
No, è come criticare una scelta o la credibilità di un’altra persona!
Credo che le critiche siano il cancro della società poiché porta tutti ad essere gli allenatori del lunedì e di conseguenza tuttologi che sprecano tempo e denaro per fare i sapientoni…
Una persona intelligente legge, prova, si confronta con altri testi e poi tira conclusioni privatamente sull’eventuale autore o collega.
-Il libro “professionale” l’accompagna fino al comodino? Dove lo preferisce leggere?
No si ferma davanti al divano: mai mischiare piacere e dovere.
In salotto è il suo ambiente naturale o in un bar pomeridiano con poche persone attorno davanti ad un buon aperitivo.
-Esiste un libro di particolare che desidererebbe possedere, ma che non è mai riuscito a trovare?
Vi dico il libro che non vorrei avere….basta con libri di sole ricette con foto del 1980 di repertorio! Il mondo della mixology sta diventando sempre più approfondito perciò gli argomenti specifici da trattare possono essere diversi!
-Se capitasse un disastro e fosse possibile salvare solo 5 titoli della sua biblioteca, quali libri sceglierebbe? Perché?
Il più grande libro della storia ricco di poesia e aneddoti e non ricette… Ed è subito Martini di Lowell Edmunds.
IL libro che ha fatto la differenza in Italia Barchef e Molecular Mixology di Dario Comini
Il libro che mi ha fatto innamorare del mio lavoro Cocktails di Ezio Falconi
Il mio primo libro perché sarà diverso dagli altri “sotto” ogni punto di vista….
Il mio secondo libro perché darà alla gente comune una visione differente del bartender….
___________________
If a library is a mirror of a personality, then a photograph of a shelf is a sort of selfie. In that spirit, we bring you the shelfie: a series of self-portraits with books.
Today we explore the library of Diego Ferrari. Born in Lodi, he became enthralled with the role of the barman from his teens. Membership in the Associazione Italiana Barman e Sostenitori brought him into contact with his mentor, the guru of mixology, Dario Comini. Step-by-step he studied the drinks of the master with an eye toward reproposing them and also to hone his competition skills. Time and study allowed him to master the tecniques of the Barchef, Molecular Mixology and all things Tiki. A move to London led him to the 5 star Baglioni Hotel where he learned the art of mixing unconventional drinks using aromatic stones, gold leaf, gelatin, tea infusions and much more. Today he is one of Italy’s most respected and visible mixologists. Creator of the legendary facebook group Cocktail Art, collector of antiquarian barware and cultivator of fine hospitality, he currently collaborates with the Rotonda Bistro in the heart of Milan, a singular venue located in a historical monument, an ex-cemetery dating from the 1700s. Here he specializes in low-alcohol cocktails “under 21 degrees”.
– How long have you been accumulating books relating to bartending? Do you remember the first book you bought?
I’ve been collecting since I was 17, so that makes a total of around 23 years.
My first purchase was “Il libro dei cocktail” by Ezio Falconi.
– How many books make up your personal bartending library?
Around sixty.
– Do you collect books in more than one language?
Certainly, because so many books on mixology appear in the UK and American markets, I’ve had to extend my reach to English.
– Where do you keep your books and how are they organized? Do you have a system for ferreting out the single tome quickly or does that tend to become a scavenger hunt?
They’re in the bedroom in a confused, but functional bookshelf where they are subdivided by size and form.
I do love a scavenger hunt.
– Would you define yourself as a serial accumulator or do you, from time to time, eliminate books of less interest to you?
I’m more of a restrained accumulator. Truthfully, I do purchase duplicate copies of books where I’m cited so as to have one working copy and a second, immaculate copy.
– How do you imagine your library in 20 years from now?
In 20 years time, my library will be even richer and I hope it will hold a few books I’ve authored.
– Are you interested in culinary APPs and/or e-books?Do you think the time will come when you will abandon paper for digital media?
I’m not a fan of e-books. I find that the allure and simple use of printed books beats the digital format.
It’s romantic, but romanticism will never die.
With regard to Apps, only if they are really useful. I don’t much like the idea of occupying precious kb of my smartphone with recipes.
I don’t think the printed book will be completely supplanted by technology. I hope that evolution in the field will allow us to replace paper with something else while leaving the concept of the book unchanged.
– Are you possessive about your books? Do you ever lend them?
Yes, absolutely! If someone opens a new book in my collection before I’ve had the chance to, I get mad as a hyena.
Lend? Why??
When I was 17, I didn’t have much money and the little I did have, I invested in books to acculturate myself and in those days there was no Amazon, no internet, and no economical e-books.
– Do you ever make gifts of books on bartending?
Rarely. The information they provide is often subjective and, honestly, I think that learning shouldn’t be forced. Each person should choose his own books.
– Do you write in your books? Do you add notes to recipes you’ve tried, insert comments about the text or criticisms of the author?
No that would be like criticizing a choice or the credibility of another person! I think that knee-jerk criticism is a societal cancer. Everybody is an armchair quarterback, self-styled know-it-alls waste time and money
An intelligent person reads, experiments, compares one text with another and then draws his own conclusions privately regarding a particular author or colleague.
– Do your professional books ever make it to your bedside table?Where do you prefer to read them? No, books linked to my professional interests tend to make it only as far as the couch. Never mix business with pleasure.
The living room offers a natural ambiance for reading a cocktail book or a bar in the afternoon with just a few clients and a good aperitif.
– Is there a particular book you would like to possess, but have never been able to find?
I can tell you about the book I don’t want… I’ve ha enough of cocktail recipes illustrated with photos shot in the 1980s! The world of mixology is finally looking to delve deeper. There are a lot of specific topics ripe for exploration.
– In the case of a disaster in which you could only save five titles from your gastronomic library, what would you choose? Why?
The greatest book with a historical slant, full of poetry and anecdotes and not recipes: Martini Straight Up by Lowell Edmunds.
The book that made a difference in Italy Barchef e Molecular Mixology di Dario Comini.
The book that made me fall in love with bartending, Cocktails by Ezio Falconi.
My first book because it will be different from all of the others from all points of view…
My second book because it will offer people a different view of the bartender…
I libri possono essere uno specchio della personalità? Lo scatto dello scaffale vale come selfie? Allora vi presentiamo lo shelfie: la rubrica che offre un (auto)ritratto attraverso la propria biblioteca. Oggi lo “scatto” è dedicato a Leonardo Di Carlo, maestro pasticciere pluripremiato, docente, autore e personaggio televisivo. In moto praticamente perpetuo la sua attività di …
I libri possono essere uno specchio della personalità? Lo scatto dello scaffale vale come selfie? Allora vi presentiamo lo shelfie: la rubrica che offre un (auto)ritratto attraverso la propria biblioteca. Oggi lo “scatto” è dedicato a Paolo Marchi, il giornalista gastronomico che ha trasformato il modo di fare comunicazione nel settore in Italia. Ideatore di Identità …
I libri possono essere uno specchio della personalità? Lo scatto dello scaffale vale come selfie? Allora vi presentiamo lo shelfie: la rubrica che offre un (auto)ritratto attraverso la propria biblioteca. Oggi lo “scatto” è dedicato a Luigi Bortolini, detto “Gigetto”. Ha ereditato dalla nonna l’antica “Locanda con stallo alla Stella”, luogo di ristoro già dai primi del ’900. Situato …
I libri possono essere uno specchio della personalità? Lo scatto dello scaffale vale come selfie? Allora vi presentiamo lo shelfie: la rubrica che offre un (auto)ritratto attraverso la propria biblioteca. Oggi lo “scatto” è dedicato a Davide Cassi, professore di Fisica della Materia all’Università di Parma, dove ha fondato e dirige il Laboratorio di Fisica Gastronomica …
Lo shelfie – Diego Ferrari
(N.B. TheEnglish language version of this interview appears after the Italian one. Please scroll down to read it.)
I libri possono essere uno specchio della personalità? Lo scatto dello scaffale vale come selfie? Allora vi presentiamo lo shelfie: la rubrica che offre un (auto)ritratto attraverso la propria biblioteca. Oggi lo “scatto” è dedicato a Diego Ferrari. Lodigiano, coltiva fin da adolescente la passione per il mestiere di barman. Accede all’Associazione Italiana Barman e Sostenitori, dove rimarrà socio per diverso tempo. In quegli anni conosce l’arte di colui che reputa il suo mentore e guru della mixology Dario Comini e passo per passo studia i suoi drink per poterli riproporre nella piccola provincia e attraverso le competizioni di barman. I tempi ormai maturi lo portano continuamente a crescere e dopo aver studiato le basi tecniche di Barchef, Molecular Mixology e Tiki parte per Londra dove si iscrive all’Associazione dei Barman Inglese e approda al Baglioni Hotel 5 stelle dove impara l’arte dei drink non convenzionali con l’uso di pietre aromatizzate, oro, gelatine, infusioni di tea a molto altro. Oggi è uno dei più affermati e conosciuti mixologist italiani. Creatore del famoso gruppo di Facebook Cocktail Art, collezionista di antiquariato del bar ed estimatore della buona ospitalità, attualmente collabora con la Rotonda Bistro nel centro di Milano situata in un monumento storico, un ex cimitero del 1700, dove si è specializzato in cocktail creati con ingredienti sotto i 21 gradi alcolici.
-Da quanti anni raccoglie libri legati alla Sua professione? Si ricorda il primo che ha comprato?
Da quando avevo 17 anni perciò circa 23 anni.
Il primo acquisto: Il libro dei cocktail di Ezio Falconi.
-Quanti volumi fanno parte della sua biblioteca personale?
Sessanta circa
-Raccoglie libri in più lingue?
Certo poiché alcuni libri che parlano di mixology arrivano da mercati inglesi o americani e sono anche un valido aiuto per arricchire la nostra conoscenza anche in lingua inglese.
-Dove sono custoditi questi libri e come sono organizzati? Ha un sistema che le permette di trovare un volume velocemente oppure è spesso una caccia al tesoro?
In camera da letto in una confusa, ma funzionale libreria suddivisi per grandezza e forma.
Adoro la caccia al tesoro…..
-E’ un accumulatore seriale oppure, ogni tanto, elimina i volumi che non le interessano più? Come si immagina la sua biblioteca fra 20 anni?
Più accumulatore ma contenuto, a dire il vero i libri dove sono citato sono addirittura in doppia copia così da poter toccare e sfruttarne una e tenere immacolata la seconda copia.
Tra 20 anni la mia biblioteca sarà sempre più ricca sperando anche di vedere qualche mio libro all’interno della collezione….
-Le interessano gli e-book o le APP del settore bar? Pensa che arriverà il momento che abbandonerà la carta a favore di una biblioteca elettronica?
Non amo gli e-book poiché reputo che il fascino e l’utilizzo della carta stampata sia più affascinante e semplice.
Sarà romantico, ma il romanticismo non crollerà mai.
Per quanto riguarda le App solo se danno funzionalità, per quanto riguarda ricettari o simili non sono un grande amante di kb che appesantisco il mio smartphone inutilmente.
Non credo che la carta stampata un giorno sarà soppiantata del tutto dalla tecnologia, al massimo spero che l’evoluzione permetta di sostituire la carta con surrogati lasciando però il concetto del libro immutato.
-E’ geloso dei suoi libri? Li presta?
Assolutamente si!! Se qualcuno lo guarda prima di me mi incazzo come una iena!
Prestarli? Perchè??
A 17 anni non avevo soldi, ma i pochi che avevo li investivo in libri del settore per acculturarmi….e, a quel tempo non cera Amazon, internet, o gli e-book economici.
-Le capita di regalare libri sui cocktail o sul bartending?
Raramente poiché gli argomenti trattati sono soggettivi e credo onestamente che ognuno la cultura se la debba fare con criteri propri, deve essere la persona stessa a scegliere il suo libro.
-Scrive nei suoi libri? Aggiunge note su ricette provate, commenti, critiche all’autore?
No, è come criticare una scelta o la credibilità di un’altra persona!
Credo che le critiche siano il cancro della società poiché porta tutti ad essere gli allenatori del lunedì e di conseguenza tuttologi che sprecano tempo e denaro per fare i sapientoni…
Una persona intelligente legge, prova, si confronta con altri testi e poi tira conclusioni privatamente sull’eventuale autore o collega.
-Il libro “professionale” l’accompagna fino al comodino? Dove lo preferisce leggere?
No si ferma davanti al divano: mai mischiare piacere e dovere.
In salotto è il suo ambiente naturale o in un bar pomeridiano con poche persone attorno davanti ad un buon aperitivo.
-Esiste un libro di particolare che desidererebbe possedere, ma che non è mai riuscito a trovare?
Vi dico il libro che non vorrei avere….basta con libri di sole ricette con foto del 1980 di repertorio! Il mondo della mixology sta diventando sempre più approfondito perciò gli argomenti specifici da trattare possono essere diversi!
-Se capitasse un disastro e fosse possibile salvare solo 5 titoli della sua biblioteca, quali libri sceglierebbe? Perché?
Il più grande libro della storia ricco di poesia e aneddoti e non ricette… Ed è subito Martini di Lowell Edmunds.
IL libro che ha fatto la differenza in Italia Barchef e Molecular Mixology di Dario Comini
Il libro che mi ha fatto innamorare del mio lavoro Cocktails di Ezio Falconi
Il mio primo libro perché sarà diverso dagli altri “sotto” ogni punto di vista….
Il mio secondo libro perché darà alla gente comune una visione differente del bartender….
___________________
If a library is a mirror of a personality, then a photograph of a shelf is a sort of selfie. In that spirit, we bring you the shelfie: a series of self-portraits with books.
Today we explore the library of Diego Ferrari. Born in Lodi, he became enthralled with the role of the barman from his teens. Membership in the Associazione Italiana Barman e Sostenitori brought him into contact with his mentor, the guru of mixology, Dario Comini. Step-by-step he studied the drinks of the master with an eye toward reproposing them and also to hone his competition skills. Time and study allowed him to master the tecniques of the Barchef, Molecular Mixology and all things Tiki. A move to London led him to the 5 star Baglioni Hotel where he learned the art of mixing unconventional drinks using aromatic stones, gold leaf, gelatin, tea infusions and much more. Today he is one of Italy’s most respected and visible mixologists. Creator of the legendary facebook group Cocktail Art, collector of antiquarian barware and cultivator of fine hospitality, he currently collaborates with the Rotonda Bistro in the heart of Milan, a singular venue located in a historical monument, an ex-cemetery dating from the 1700s. Here he specializes in low-alcohol cocktails “under 21 degrees”.
– How long have you been accumulating books relating to bartending? Do you remember the first book you bought?
I’ve been collecting since I was 17, so that makes a total of around 23 years.
My first purchase was “Il libro dei cocktail” by Ezio Falconi.
– How many books make up your personal bartending library?
Around sixty.
– Do you collect books in more than one language?
Certainly, because so many books on mixology appear in the UK and American markets, I’ve had to extend my reach to English.
– Where do you keep your books and how are they organized? Do you have a system for ferreting out the single tome quickly or does that tend to become a scavenger hunt?
They’re in the bedroom in a confused, but functional bookshelf where they are subdivided by size and form.
I do love a scavenger hunt.
– Would you define yourself as a serial accumulator or do you, from time to time, eliminate books of less interest to you?
I’m more of a restrained accumulator. Truthfully, I do purchase duplicate copies of books where I’m cited so as to have one working copy and a second, immaculate copy.
– How do you imagine your library in 20 years from now?
In 20 years time, my library will be even richer and I hope it will hold a few books I’ve authored.
– Are you interested in culinary APPs and/or e-books? Do you think the time will come when you will abandon paper for digital media?
I’m not a fan of e-books. I find that the allure and simple use of printed books beats the digital format.
It’s romantic, but romanticism will never die.
With regard to Apps, only if they are really useful. I don’t much like the idea of occupying precious kb of my smartphone with recipes.
I don’t think the printed book will be completely supplanted by technology. I hope that evolution in the field will allow us to replace paper with something else while leaving the concept of the book unchanged.
– Are you possessive about your books? Do you ever lend them?
Yes, absolutely! If someone opens a new book in my collection before I’ve had the chance to, I get mad as a hyena.
Lend? Why??
When I was 17, I didn’t have much money and the little I did have, I invested in books to acculturate myself and in those days there was no Amazon, no internet, and no economical e-books.
– Do you ever make gifts of books on bartending?
Rarely. The information they provide is often subjective and, honestly, I think that learning shouldn’t be forced. Each person should choose his own books.
– Do you write in your books? Do you add notes to recipes you’ve tried, insert comments about the text or criticisms of the author?
No that would be like criticizing a choice or the credibility of another person! I think that knee-jerk criticism is a societal cancer. Everybody is an armchair quarterback, self-styled know-it-alls waste time and money
An intelligent person reads, experiments, compares one text with another and then draws his own conclusions privately regarding a particular author or colleague.
– Do your professional books ever make it to your bedside table? Where do you prefer to read them?
No, books linked to my professional interests tend to make it only as far as the couch. Never mix business with pleasure.
The living room offers a natural ambiance for reading a cocktail book or a bar in the afternoon with just a few clients and a good aperitif.
– Is there a particular book you would like to possess, but have never been able to find?
I can tell you about the book I don’t want… I’ve ha enough of cocktail recipes illustrated with photos shot in the 1980s! The world of mixology is finally looking to delve deeper. There are a lot of specific topics ripe for exploration.
– In the case of a disaster in which you could only save five titles from your gastronomic library, what would you choose? Why?
The greatest book with a historical slant, full of poetry and anecdotes and not recipes: Martini Straight Up by Lowell Edmunds.
The book that made a difference in Italy Barchef e Molecular Mixology di Dario Comini.
The book that made me fall in love with bartending, Cocktails by Ezio Falconi.
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