Essere presenti sul mercato per oltre vent’anni conferisce un po’ di prospettiva. Ci si rende conto che i movimenti sono ciclici e che quello che sembra tramontato, in realtà, si trasforma e si presenta sotto una nuova veste.
Dopo aver sentito che i libri degli chef hanno fatto il loro tempo, che i professionisti non avevano alcun interesse ad investire nell’aggiornamento e nel confronto, uno sguardo alle uscite di quest’anno forniscono un quadro un po’ diverso. Abbiamo messo in vetrina sette pubblicazioni che hanno permesso agli chef di parlare forte e chiaro ai loro colleghi. La formula certo è mutata: i testi autocelebrativi che raccontano la storia dei singoli locali e ogni vezzo dei loro fondatori hanno ceduto il passo a libri più tecnici che tendono a fornire informazioni mirate. E’ un segnale di un cambiamento di mentalità? Speriamo proprio di sì perché è solo in questi termini che i libri italiani possono competere con altri mercati. E’ solo così che si riesce ad esportare una cucina italiana aggiornata e non uno stereotipo.
Conosciamo diversi cuochi con il pallino del collezionismo: da Romano Tamani con le sue magnifiche zuppiere ad Agata Parisella con le sue eleganti teiere. Ovviamente, non tutti i cuochi e pasticcieri cedono al fascino degli oggetti legati al proprio lavoro, ma la tentazione rimane alta per diversi motivi.
In qualsiasi modo la si pensi sui tanti, tantissimi e, forse, troppi programmi televisivi dedicati alla cucina, il loro pregio è quello di aver abituato il pubblico domestico alla consapevolezza che cucinare è soprattutto una questione di tecnica. Il raggiungimento di buoni risultati non può prescindere dalla conoscenza di qualche principio della fisica e della chimica e …
Parola di chef
Essere presenti sul mercato per oltre vent’anni conferisce un po’ di prospettiva. Ci si rende conto che i movimenti sono ciclici e che quello che sembra tramontato, in realtà, si trasforma e si presenta sotto una nuova veste.
Dopo aver sentito che i libri degli chef hanno fatto il loro tempo, che i professionisti non avevano alcun interesse ad investire nell’aggiornamento e nel confronto, uno sguardo alle uscite di quest’anno forniscono un quadro un po’ diverso. Abbiamo messo in vetrina sette pubblicazioni che hanno permesso agli chef di parlare forte e chiaro ai loro colleghi. La formula certo è mutata: i testi autocelebrativi che raccontano la storia dei singoli locali e ogni vezzo dei loro fondatori hanno ceduto il passo a libri più tecnici che tendono a fornire informazioni mirate. E’ un segnale di un cambiamento di mentalità? Speriamo proprio di sì perché è solo in questi termini che i libri italiani possono competere con altri mercati. E’ solo così che si riesce ad esportare una cucina italiana aggiornata e non uno stereotipo.
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