A sinistra: pannello di controllo del forno Naboo di Lainox
L’informatica ha cambiato i nostri metodi di lavorare, di comunicare e di divertirsi in modi che dieci anni fa non erano minimamente contemplati. Ogni ciclo d’innovazione porta con se profondi ribaltamenti anche in settori che si credeva immuni da tali “contaminazioni”. Lo chef di cucina scopre che, giorno dopo giorno, le tastiere invadono il suo regno. Comanda il forno da un touch pad, raccoglie le ricette in un data base e ordina il pesce con una e-mail. Anche i soggetti più resistenti alla tirannia del microchip, prima o poi si devono adeguare. Dal termometro alla bilancia, scompaiono le versioni analogiche degli strumenti di lavoro più semplici mentre quelli più complessi, dall’abbattitore alla macchina del sottovuoto, non hanno più libretti d’istruzioni cartacee, ma CD o siti da consultare prima dell’utilizzo.
Esiste certamente un abisso generazionale. Una certa fascia di operatori del settore (chiamiamoli senior) arruolano figli e nipoti e “appaltano” l’interfaccia di tutto ciò che è digitale alla seconda (o alla terza) generazione. Entrano nel mondo digitale per delega, ma entrano. La fascia di età media mantiene il piede in due scarpe, utilizzando l’informatica per quello che risulta più comodo e rifiutandola (spesso per pigrizia) appena richiede un po’ più di know-how (sono quelle persone che usano il cellulare solo per telefonare, quelle che sanno mandare una mail, ma non sanno aprire un attachment, quelle che cuociono tutto nella stessa maniera perché hanno capito una sola funzione del forno multifunzionale). La generazione “nata col telecomando” ha un altro approccio: fin da giovane età padroneggia tutto ciò che è tecnologico. Fotografa un piatto con il telefonino, lo condivide sui social network, segue corsi on-line per piatti che non cucinerà mai perché in qualche modo inquietante il piatto virtuale ha preso il sopravvento ed è tutto un tripudio di post, tweet e chat – una cucina virtuale che soppianta quella vera.
Questa rubrica sarà dedicata al cuoco che cerca il proprio punto di equilibrio nel mondo digitale. Rivolgerà uno sguardo curioso ai tanti modi in cui gadget, app e nuova tecnologia stanno cambiando il suo ambiente di lavoro e il suo mestiere. Le informazioni presentate non rappresentano un tentativo di “vendere” una visione pro-tecnologia, vogliono invece spronare il professionista ad affrontare il suo eterno dilemma: come può razionalizzare un lavoro in cui confluiscono doti creative e manageriali?
Un recente articolo del New York Times* descrive un nuovo modello di ristorazione dove il feed-back dei commensali non solo determina se un piatto rimane in menu, ma anche la sorte dello chef. Ideato due anni fa a New Orleans da Brian Bordainick, Dinner Lab è finanziato da un gruppo di 25 investitori che hanno …
Uno strumento utilissimo per lo chef che viaggia spesso e deve ridurre il suo equipaggiamento al minimo, Range trasforma l’iPhone e l’iPad in un termometro. Un cavo in silicone collega la sonda al portale audio del device e un’app gratuita rende il tutto pronto per l’utilizzo.
Lo chef digitale
A sinistra: pannello di controllo del forno Naboo di Lainox
L’informatica ha cambiato i nostri metodi di lavorare, di comunicare e di divertirsi in modi che dieci anni fa non erano minimamente contemplati. Ogni ciclo d’innovazione porta con se profondi ribaltamenti anche in settori che si credeva immuni da tali “contaminazioni”. Lo chef di cucina scopre che, giorno dopo giorno, le tastiere invadono il suo regno. Comanda il forno da un touch pad, raccoglie le ricette in un data base e ordina il pesce con una e-mail. Anche i soggetti più resistenti alla tirannia del microchip, prima o poi si devono adeguare. Dal termometro alla bilancia, scompaiono le versioni analogiche degli strumenti di lavoro più semplici mentre quelli più complessi, dall’abbattitore alla macchina del sottovuoto, non hanno più libretti d’istruzioni cartacee, ma CD o siti da consultare prima dell’utilizzo.
Esiste certamente un abisso generazionale. Una certa fascia di operatori del settore (chiamiamoli senior) arruolano figli e nipoti e “appaltano” l’interfaccia di tutto ciò che è digitale alla seconda (o alla terza) generazione. Entrano nel mondo digitale per delega, ma entrano. La fascia di età media mantiene il piede in due scarpe, utilizzando l’informatica per quello che risulta più comodo e rifiutandola (spesso per pigrizia) appena richiede un po’ più di know-how (sono quelle persone che usano il cellulare solo per telefonare, quelle che sanno mandare una mail, ma non sanno aprire un attachment, quelle che cuociono tutto nella stessa maniera perché hanno capito una sola funzione del forno multifunzionale). La generazione “nata col telecomando” ha un altro approccio: fin da giovane età padroneggia tutto ciò che è tecnologico. Fotografa un piatto con il telefonino, lo condivide sui social network, segue corsi on-line per piatti che non cucinerà mai perché in qualche modo inquietante il piatto virtuale ha preso il sopravvento ed è tutto un tripudio di post, tweet e chat – una cucina virtuale che soppianta quella vera.
Questa rubrica sarà dedicata al cuoco che cerca il proprio punto di equilibrio nel mondo digitale. Rivolgerà uno sguardo curioso ai tanti modi in cui gadget, app e nuova tecnologia stanno cambiando il suo ambiente di lavoro e il suo mestiere. Le informazioni presentate non rappresentano un tentativo di “vendere” una visione pro-tecnologia, vogliono invece spronare il professionista ad affrontare il suo eterno dilemma: come può razionalizzare un lavoro in cui confluiscono doti creative e manageriali?
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