Le mostre ben fatte, secondo me, hanno sempre un secondo passo, una possibilità di lettura duplice. E’ il caso di questa bella mostra che si può godere fino al 22 febbraio a Milano presso la Triennale, prima che sia spostata a Bergamo dove sarà aperta fino a fine ottobre.
Camminare la terra, dedicata alla figura di Luigi Veronelli, a cura di Aldo Colonetti, Alberto Capatti e Gian Arturo Rota, non è una mostra di grandi dimensioni ed è raccolta in uno spazio piuttosto piccolo al primo piano della sede espositiva. Con un solo colpo d’occhio si può capire lo stile dell’iniziativa ed emozionarsi nell’afferrare un humus fertile, ricco di sollecitazioni diverse che raccontano una vita intensa, una attività interdisciplinare di grande respiro, un profilo umano e professionale di statura alta.
La si può percorrere anche con atteggiamento più filologico, perlustrare oggetto per oggetto, foto per foto, scritto per scritto, libro per libro. Per coloro che hanno avuto la fortuna, come me, di essere già attivi professionalmente negli anni ’70, sarà tutto un rimando di memoria e di ricordo, oggetti e libri magari già avuti tra le mani, cose conosciute, amate, e sarà sorprendente constatare che sono riconducibili tutte ad un’unica persona. Camminare la terra è un bellissimo percorso nella nostra storia (relativamente recente) enogastronomica e non solo, che si dipana attraverso l’opera e la testimonianza di una della figure più significative del nostro patrimonio di “cultura materiale” del ‘900. Da non perdere.
Conoscere Luigi Veronelli
Le mostre ben fatte, secondo me, hanno sempre un secondo passo, una possibilità di lettura duplice. E’ il caso di questa bella mostra che si può godere fino al 22 febbraio a Milano presso la Triennale, prima che sia spostata a Bergamo dove sarà aperta fino a fine ottobre.
Camminare la terra, dedicata alla figura di Luigi Veronelli, a cura di Aldo Colonetti, Alberto Capatti e Gian Arturo Rota, non è una mostra di grandi dimensioni ed è raccolta in uno spazio piuttosto piccolo al primo piano della sede espositiva. Con un solo colpo d’occhio si può capire lo stile dell’iniziativa ed emozionarsi nell’afferrare un humus fertile, ricco di sollecitazioni diverse che raccontano una vita intensa, una attività interdisciplinare di grande respiro, un profilo umano e professionale di statura alta.
La si può percorrere anche con atteggiamento più filologico, perlustrare oggetto per oggetto, foto per foto, scritto per scritto, libro per libro. Per coloro che hanno avuto la fortuna, come me, di essere già attivi professionalmente negli anni ’70, sarà tutto un rimando di memoria e di ricordo, oggetti e libri magari già avuti tra le mani, cose conosciute, amate, e sarà sorprendente constatare che sono riconducibili tutte ad un’unica persona. Camminare la terra è un bellissimo percorso nella nostra storia (relativamente recente) enogastronomica e non solo, che si dipana attraverso l’opera e la testimonianza di una della figure più significative del nostro patrimonio di “cultura materiale” del ‘900. Da non perdere.