Quarta puntata della nostra guida per chi desiderasse proporre il proprio progetto a una casa editrice.
Non tutte le case editrici gradiscono ricevere proposte non sollecitate e proprio per questo motivo non tutti risponderanno a tali invii. Spesso la loro disponibilità la si può dedurre dalla reperibilità delle informazioni utili per l’indirizzamento. Se il sito non offre linee guida e le telefonate non danno riscontro, è chiaro che lavorano in un altro modo (attraverso agenti o su commissione). Voler insistere a proporsi a questo tipo di strutture è, in parole povere, autolesionista.
È utile anche ricordare che chi accetta le proposte “fredde” è, in tutta probabilità, sommerso dagli invii. Gli italiani non leggono, ma il Paese è pieno di aspiranti autori! Spesso, è applicato un criterio di smistamento come avviene in pronto soccorso: le proposte che non interessano in alcun modo, o che sono completamente fuori target, saranno rigettate subito. Quelle che meritano più attenzione saranno accantonate per una lettura più approfondita.
Alcuni editori offrono motivazioni per i loro “no”, altri si limitano a rispondere che la proposta non è in linea con il programma della casa. Può sembrare una magra consolazione, ma un “no” motivato significa che la proposta è stata sufficientemente interessante da meritare una lettura completa.
Consigliamo pertanto di non tempestare gli editori di telefonate in merito alla propria proposta. Se il progetto dovesse risultare interessante, saranno loro stessi a farsi sentire.
Molti potenziali autori si preoccupano che le loro “idee” possano essere “rubate”.
Possiamo solo indicare che nelle case editrici serie le proposte editoriali si considerano riservate e non possono essere sfruttate in alcun modo senza il consenso dell’autore.
Infine, ci sembra doveroso aggiungere qualche pensiero da parte nostra in merito all’effetto blog e social media. Molti titolari di blog o “feed” di successo sono convinti che tutti i loro “follower” dovrebbero essere considerati come acquirenti sicuri per qualsiasi tipo di prodotto editoriale che porterà il loro nome. È un’illusione. Cliccare su “like”, appendere un cuoricino o anche seguire attentamente una persona, non significa essere disposto a pagare per i loro contenuti. Avere un blog di successo non significa disporre di acquirenti, significa che si dispone di un canale pubblicitario preferenziale. Difficilmente, un editore si farà confondere da questi concetti. È utile ricordare anche che gonfiare i dati sul proprio traffico, è un peccato di vanità che sarà facilmente smascherabile.
Con questa serie di consigli, speriamo di essere riusciti ad offrire un valido aiuto per chi desidera proporre un progetto editoriale enogastronomico e di aver reso più trasparenti le aspettative di chi li riceverà.
Fatata, stregata, avvelenata… la mela ci accompagna fin dalla più tenera età attraverso le fiabe popolando di sensazioni e suggestioni le nostre fantasie e il nostro immaginario. Gli aneddoti e gli episodi che vedono la mela protagonista sono tantissimi, e oltre a quello più celebre e emblematico che vede la mela come inconsapevole responsabile della …
Nell’organizzazione di un menu delle feste è necessario tenere conto di come si è evoluto il gusto e di come si sono modificate le abitudini alimentari, con un occhio alla salute, uno alle ultime tendenze.
Ogni anno facciamo di tutto per comunicare ai nostri clienti quanto sia importante fare gli ordini in modo tempestivo per garantire la consegna per Natale. Inevitabilmente, il giorno 22 o 23 dicembre riceviamo telefonate di persone convinte che possiamo compiere un miracolo, magari con l’aiuto di una slitta e qualche renna.
C’è un rinnovato interesse nel pane, il cibo semplice per antonomasia, il nutrimento più basilare e comune. E’ il risultato di un movimento generale che vorrebbe ricercare la salute in una nutrizione più genuina oppure una reazione all’aspetto teatrale e competitivo che la televisione vorrebbe conferire alla cucina?
Proposta editoriale 4 – Aspettative: una strada a due sensi
Quarta puntata della nostra guida per chi desiderasse proporre il proprio progetto a una casa editrice.
Non tutte le case editrici gradiscono ricevere proposte non sollecitate e proprio per questo motivo non tutti risponderanno a tali invii. Spesso la loro disponibilità la si può dedurre dalla reperibilità delle informazioni utili per l’indirizzamento. Se il sito non offre linee guida e le telefonate non danno riscontro, è chiaro che lavorano in un altro modo (attraverso agenti o su commissione). Voler insistere a proporsi a questo tipo di strutture è, in parole povere, autolesionista.
È utile anche ricordare che chi accetta le proposte “fredde” è, in tutta probabilità, sommerso dagli invii. Gli italiani non leggono, ma il Paese è pieno di aspiranti autori! Spesso, è applicato un criterio di smistamento come avviene in pronto soccorso: le proposte che non interessano in alcun modo, o che sono completamente fuori target, saranno rigettate subito. Quelle che meritano più attenzione saranno accantonate per una lettura più approfondita.
Alcuni editori offrono motivazioni per i loro “no”, altri si limitano a rispondere che la proposta non è in linea con il programma della casa. Può sembrare una magra consolazione, ma un “no” motivato significa che la proposta è stata sufficientemente interessante da meritare una lettura completa.
Consigliamo pertanto di non tempestare gli editori di telefonate in merito alla propria proposta. Se il progetto dovesse risultare interessante, saranno loro stessi a farsi sentire.
Molti potenziali autori si preoccupano che le loro “idee” possano essere “rubate”.
Possiamo solo indicare che nelle case editrici serie le proposte editoriali si considerano riservate e non possono essere sfruttate in alcun modo senza il consenso dell’autore.
Infine, ci sembra doveroso aggiungere qualche pensiero da parte nostra in merito all’effetto blog e social media. Molti titolari di blog o “feed” di successo sono convinti che tutti i loro “follower” dovrebbero essere considerati come acquirenti sicuri per qualsiasi tipo di prodotto editoriale che porterà il loro nome. È un’illusione. Cliccare su “like”, appendere un cuoricino o anche seguire attentamente una persona, non significa essere disposto a pagare per i loro contenuti. Avere un blog di successo non significa disporre di acquirenti, significa che si dispone di un canale pubblicitario preferenziale. Difficilmente, un editore si farà confondere da questi concetti. È utile ricordare anche che gonfiare i dati sul proprio traffico, è un peccato di vanità che sarà facilmente smascherabile.
Con questa serie di consigli, speriamo di essere riusciti ad offrire un valido aiuto per chi desidera proporre un progetto editoriale enogastronomico e di aver reso più trasparenti le aspettative di chi li riceverà.
Parte 1: Fare la dovuta ricerca prima di presentarsi
Parte 2: Conoscere i ruoli per evitare sorprese
Parte 3: Creare il documento
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Fatata, stregata, avvelenata… la mela ci accompagna fin dalla più tenera età attraverso le fiabe popolando di sensazioni e suggestioni le nostre fantasie e il nostro immaginario. Gli aneddoti e gli episodi che vedono la mela protagonista sono tantissimi, e oltre a quello più celebre e emblematico che vede la mela come inconsapevole responsabile della …
L’eterno dilemma: il menu delle feste
Nell’organizzazione di un menu delle feste è necessario tenere conto di come si è evoluto il gusto e di come si sono modificate le abitudini alimentari, con un occhio alla salute, uno alle ultime tendenze.
E’ iniziato il conto alla rovescia
Ogni anno facciamo di tutto per comunicare ai nostri clienti quanto sia importante fare gli ordini in modo tempestivo per garantire la consegna per Natale. Inevitabilmente, il giorno 22 o 23 dicembre riceviamo telefonate di persone convinte che possiamo compiere un miracolo, magari con l’aiuto di una slitta e qualche renna.
Il pane rivalutato
C’è un rinnovato interesse nel pane, il cibo semplice per antonomasia, il nutrimento più basilare e comune. E’ il risultato di un movimento generale che vorrebbe ricercare la salute in una nutrizione più genuina oppure una reazione all’aspetto teatrale e competitivo che la televisione vorrebbe conferire alla cucina?