• Tecnolgia per foodies: lo smartphone diventa termometro

    Uno strumento utilissimo per lo chef che viaggia spesso e deve ridurre il suo equipaggiamento al minimo, Range trasforma l’iPhone e l’iPad in un termometro. Un cavo in silicone collega la sonda al portale audio del device e un’app gratuita rende il tutto pronto per l’utilizzo.

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  • Lo chef digitale

    A sinistra: pannello di controllo del forno Naboo di Lainox

    L’informatica ha cambiato i nostri metodi di lavorare, di comunicare e di divertirsi in modi che dieci anni fa non erano minimamente contemplati. Ogni ciclo d’innovazione porta con se profondi ribaltamenti anche in settori che si credeva immuni da tali “contaminazioni”. Lo chef di cucina scopre che, giorno dopo giorno, le tastiere invadono il suo regno. Comanda il forno da un touch pad, raccoglie le ricette in un data base e ordina il pesce con una e-mail. Anche i soggetti più resistenti alla tirannia del microchip, prima o poi si devono adeguare. Dal termometro alla bilancia, scompaiono le versioni analogiche degli strumenti di lavoro più semplici mentre quelli più complessi, dall’abbattitore alla macchina del sottovuoto, non hanno più libretti d’istruzioni cartacee, ma CD o siti da consultare prima dell’utilizzo.

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  • Big data e il futuro della ristorazione: la scomessa di Dinner Lab

    Un recente articolo del New York Times* descrive un nuovo modello di ristorazione dove il feed-back dei commensali non solo determina se un piatto rimane in menu, ma anche la sorte dello chef. Ideato due anni fa a New Orleans da Brian Bordainick, Dinner Lab è finanziato da un gruppo di 25 investitori che hanno scommesso 2.1 milioni di dollari sul fatto che “big data” rappresenterà il futuro dell’alta cucina.

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